- Earthworms -
Sorrido. Leggendo i tre nomi che han partecipato alla realizzazione di questo disco mi sembra di avere tra le mani una raccolta di canti popolari sardi. Emanuele Fais già lo conosciamo (vedi il recente Bardo dell'autodistruzione), mentre gli altri due banditi (si scherza eh) che rispondono ai nomi di Giacomo Salis e Paolo Sanna non ricordo di averli mai musicalmente incontrati.
Premssa, il condominio non è un grande fan della musique concrète, ma piuttosto che ascoltare Iron Tizy faccio questo atto di coraggio e mi sparo in cuffia Earthworms. Questa è musica (molti diranno di no) seria, non è per tutti e ci vuole molta conoscenza della melodia per improntare una traccia con il solo uso di ritagli sonori ottenuti dagli oggetti per farla risultare limpida e lineare, altrimenti il rischio è quello di non aiutare l'ascoltatore affinché arrivi a terminare il disco, ma credo che gli stessi autori ne siano al corrente.
Detto ciò, gioisco nel ravvedere qualche impercettibile molecola industrial (Untitled 2), dopodichè ci si può sbizzarirre con le iperboliche frequenze radio e una vasta gamma di oggetti più o meno riconoscibili: parafrasando la celebre frase del canarino Titti 'oh oh, mi è semblato di vedele un gatto', qui sembla di sentire bicchieri di vetro, carta vetrata, scodelle in acciaio e molta altra ferraglia (più o meno arruginita) che fra loro collidono, sfiorano, schizzano etc etc. Suona tremendamente impro ma in realtà è ragionato nei dettagli, me lo fa pensare quel sottofondo simile ad un drone temporalesco che tenta di fuoriuscire da una sigillata camera iperbarica (Untitled 5) con lo scopo di aumentare quella sensazione di epidermica grattugiata.
La traccia di chiusura è hors categorie: nonostante affetti e percuote la mia ormai cortocircuitata mente, riesce comunque a defibbrillare i neuroni drogandoli con i ricordi delle insanguinate lame dei Last Few Days, e ho detto tutto.
Dopo l'ascolto completo di Earthworms hai stampate nella memoria, come fosse un indelebile tatuaggio, le parole usate come nome da due italici act, ovvero: una Massa Sonora Concentrata che incontra la Musica da Cucina, con in più qualche metallico impulso vermicolare, il riferimento ai sotterranei vermi del titolo non è puramente casuale.
Le trenta copie di Earthworms escono in un gustosissimo vinilico CDr per la Aural Tempel, artwork, come al solito, curato dal buon Enfaisema. Esiste anche una versione limitata in cui viene allegata - meglio allagata, visti gli alluvioni di questi giorni - in formato A4 la copia originale della grafica usata per la coperina.
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