17 dicembre 2016

GOPOTA - Music For Primitive [Luce Sia, 2016]

- Music For Primitive -

Gopota è un termine che deriva dallo slang russo e che fa riferimento a coloro che risiedono tra gli strati sociali più bassi, però è soprattutto il duo composto da Antonio Airoldi (già Empty Chalice) e Vitaly Maklakov (EVP), che si è scelto proprio lo pseudonimo adatto: sarà mica derivante da quel fenomeno inspiegabile relativo alle misteriose registrazioni di voci elettroniche (Electronic Voice Phenomena)?

Missione Gopota 2016: dalla Russia (Knots Of Fear, Torga Amun) alla Svizzera (Music For Primitive, Luce Sia). In effetti sembra davvero il titolo di un film Bond 007, peccato che lo spionaggio lascia il campo all'horror e l'azione si annulla definitivamente sottoforma di stretto serraggio di catene insanguinate e confinamento nella più buia segreta di una abazzia medievale maledetta, abbandonata e occupata da violacei e malvagi spettri. 
Dunque vietato l'ingresso? Ma neanche per sogno, è proprio tra queste sonorità - quelle contaminate da putrida dark-ambient (quella nebbiosa e rituale costruita coi candelabri e l'argenteria ossidata da secoli) e corrosivo death-industrial (quello maleodorante e tossico come l'anidride solforosa) - che troviamo terreno fertile per buttare (quasi) sempre due righe, veloci ma (spero) con cognizione. 
Prendete la sublime suite finale Empty Eye: è come se i più orrendi e tenebrosi Gargoyle delle cattedrali normanne fossero gli spietati custodi che regolano l'oscurità e le opprimenti atmosfere di uno sperduto impianto petrolchimico delle Fiandre. È più che evidente che Music For Primitive ha una morfologia sonora incentrata su profondi abissi, ossari sconsacrati, decomposizione, serrature a doppia mandata, ruggine, desolazione, pestilenza e Morte: una sorta di malefica liturgia dalle radici latine e dagli spigoli gotici, che di riflesso rimanda a torture, inquisizione, caccia alle streghe e riti alchemici.

Vi state chiedendo se mi è piaciuto, vero? Rispondo che si capisce lontano un miglio che è un lavoro fortemente ricercato nei suoni e che ha richiesto molto tempo per dargli quella granitica e inquietante struttura scandita da respiri affannosi, ansia e malessere sociale, ma del resto se la cult-label Luce Sia (che sprovveduti non sono) li ha scelti per entrare a far parte del loro catologo un motivo c'è. Per quel che mi riguarda, anche stavolta sono riuscito a fare un breve articolo senza fare paragoni con altri dischi o illustri nomi (non è vero, a volte purtroppo ci casco), ma se siete capaci di leggere fra le righe, allora troverete quello che vi serve e probabilmente avrete la vera risposta.

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