- L'inventaire des disparitions -
Era da un po' di anni che non scrivevo due righe su Alice Dourlen in arte Chicaloyoh. Personalmente la seguo fin dagli esordienti rilasci privati in cdr (In my garden shed) e dalle cassette di Folle Eglise, e ho avuto persino la fortuna di assistere ad un suo concerto nella mia città Torino. Un percorso musicale di ben quasi dieci anni carico di emotività e sperimentazioni sonore che han portato la giovane artista francese a un livello mondiale, nel frattempo si è trasferita dalla solitaria e distante Cherbourg alla sempre più attiva Nantes, facendo addirittura nascere una piccola etichetta immaginaria (Le Label Imaginaire).
E così, assai sorpreso, un giorno di novembre ricevo nella mail privata un suo messaggio che annunciava l'imminente nuovo lavoro dal titolo L'inventaire Des Disparitions, allegando - in francese e probabilmente la più bella e interessante press-kit che abbia mai ricevuto - tutta una serie di pagine, poemi, schizzi e ricerche giornalistiche servite come fonti di ispirazione per la nascita di questo futuro disco che uscirà in vinile per la spagnola Magia Roja (300 copie).
È senza dubbio il suo album più complesso, ad un primo approccio le dodici brevissime tracce sembrano non avere una lineare struttura, e in realtà è proprio così, almeno a livello di sonorità, in quanto molteplici sono i generi musicali racchiusi in questa ibrida e sperimentale forma audio. Il collante comunque c'è ed è da ricercare nella intimità dei brani, che quasi sempre nascondono timidi aspetti malinconici tendenti alla evanescenza che finiscono per focalizzarsi nella propria personalissima interpretazione del concetto di 'sparizione'.
Dicevamo un collage di stili, si comincia con le introduzioni robotiche (Impulsions soniques) per finire con un breve e allegro siparietto giovanile che introduce l'arrivo di un natalizio zampognaro o di vecchi motivetti popolari (Jamais pour rien).
Tristi filastrocche (Tatitalerta avant de dormir), inquietanti sottofondi gotici e drone-ambient, subliminali messaggi e ammalianti canti di sirene (Psychophonie pour les oiseaux disparus) si aggiungono subito dopo. Bambinesche rivistazioni di canti armeni (Boli Armenii), malinconici rimandi a cantici del sol levante (A peine eut-elle le temps de) e una strana, tetra e abissale forma jazz-noir (L'amour en fumée e Des mains fermant des bouches) saturi di magia come fossero rituali voodoo (L'envers du décor) amplificano i contenuti sperimentali.
Infine, cattedrali industriali che interagiscono con distorti e cartacei field-recordings modulandosi in poetiche strutture alla musique concrète (L'orchestre des petits papiers) e meste ballate che risuonano per le strette vie e buie di un borgo medievale bretone in gelide notti invernali (Hymne à L'Ouïe e Lèche la confiture).
L'inventaire Des Disparitions uscirà il prossimo febbraio, intanto date un ascolto, memorizzate i link e poi fateci un serio pensierino.
Consigli per gli aquisti 2020? Assolutamente sì.
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