4 luglio 2019

BANISHED PILLS - Patterns of death [Sounds Against Humanity, 2019]

- Patterns of Death -

Edoardo Cammisa, unico team leader del progetto Banished Pills nonché gestore della etichetta indipendente (quasi) torinese Sounds Against Humanity, torna con un nuovo entusiasmante lavoro dal titolo Patterns of Death, seguito del precedente (Patterns of Life) del 2017.

Siccome il titolo è abbastanza esplicito, ho pensato: mica mica il buon musicista piemontese ha confezionato sette differenti modalità su come uccidere qualcuno? Può essere neh, e quindi: giochiamo.
Eddai, visto che trattasi appunto di schemi mortali, possiamo provare ad associare - ciascuno attraverso le proprie impressioni uditive - ad ogni traccia una tipologia di morte, quelle del violaceo condominio, dopo ripetuti ascolti obbligatoriamente eseguiti con cuffie, han portato ai seguenti risultati.
Sonorità glaciali, infettive, taglienti, lamiere arrugginite dai chiari rimandi siderurgico-industriali (Even your beuaty has decayed): morte per stress da lavoro correlato.
Cartoline ambient, grigia nuvolosità, percorsi d’acqua che squarciano la tetra oscurità boschiva (I don’t to be the one who has to fil the silence e Mama, papa is wounded!): morte per annegamento in un melmoso stagno all’interno di un angolo sperduto del Gran Bosco della Val di Susa.
Sondaggi dronici, pulsazioni parkinsoniane e un sequenziale battere arterioso come anticipazione per un definitivo fallout mentale (Bent back): morte cerebrale.
Primi sintomi per una imminente autocombustione (Oh no, look what you have done): self burned, insomma, un quasi suicidio.
Prurito epidermico dovuto al repentino passaggio della corrente elettrica, ellittici impulsi magnetici che creano una sorta di gabbia di Faraday dalla quale non poter fuggire (Some failures are better than others): morte da folgorazione.
Infine, per il totale caos, le dissonanti voci, i suoni ambientali cittadini, i motoristici rumori e le sgommate sull’asfalto, Weltanschuung è chiaramente una morte da città, qualunque essa sia, da incidente stradale, da caduta per le scale o da asfissia in ascensore.
Traccia preferita? Non ve lo dico, scopritelo da soli. Unica nota negativa, che però non influisce minimamente sull’alta qualità dell’album, è la sua lunghezza: più di 60 minuti son sembrati troppi.

Cinquanta copie in tutto, audiocassetta come al solito ottimamente confezionata e copertina che sembrerebbe condensare in un’unica immagine entrambi i lavori: una sorta di specchio riflettente dove la sezione più nitida (la Vita) si contrappone ad una più sbiadita (la Morte). Uno di questi schemi qui è giunto per gradito omaggio (grazie), ma l’acquisto è doveroso.

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