Perchè porre domande ci viene più semplice che rispondere. E così, il malandato consorzio delle 'gravi malattie' che gestisce a fatica queste inutili pagine, ha messo sotto sequestro Marco Valenti: unico [ir]responsabile della etichetta Toten Schwan et derivati. Fra cose dette e non dette, metall[ar]i e psicofarmaci, audiocassette e vinili, nichilismo e preconcetti, affitti e condomini, se volete, appena sotto, potete leggere la gustosa e lunga intervista che il sopracitato ci ha cortesemente rilasciato. Grazie.
- Toten Schwan -
1.
Tralasciando le parti biografiche che ormai conoscono tutti, visto che non sei più giovane, come è possibile che ancora non ho compreso il tuo percorso musicale? Sei un vecchio metallaro oppure sei di derivazione 'sintetica'?
Di sintetico ci sono solo i farmaci che prendo quando non voglio avere il cervello troppo funzionante. Quando ho necessità di spegnerlo mi concedo allegramente alla tristezza dei miei psicofarmaci di fiducia. Sarebbe bello a volte non capire un cazzo e vivere di conseguenza, con l'ingenua libertà di chi non calcola ogni minima variazione cui andare incontro nel momento in cui c'è da prendere una decisione, quando anche il solo uscire di casa diventa una questione di vita o di morte.
Mi ritrovo sia nel vecchio che nel metallaro. Giusto per farti capire, il mio primo concerto furono gli Iron Maiden nel lontano dicembre 1986 al Palazzetto dello Sport di Firenze supportati dagli WASP durante il Somewhere on tour 86-87.
È passato giusto qualche anno. Musicalmente ho fatto i miei passi sempre in formazioni logisticamente riconducibili alla provincia spezzina dove sono nato. Non mi sono mai mosso dal death grindcore. Non mi interessava altro. Ero come puoi ben capire parte di quegli [auto]emarginati che ascoltavano la peggio merda ma lo facevano con ironia e spensieratezza, senza pensare che la loro musica fosse migliore di quella altrui. Fare nomi di progetti che si sono persi nell'oblio ha pochissimo senso.
Recentemente ho ripreso a masturbarmi davanti al pc con progetti solisti o quasi (concepisco l'esistenza di un progetto quando abbia meno di tre persone al suo interno) come Les Filles de la Mort o cameraoscura (quest ultimo insieme ad Eugenio di Pavor Nocturnus).
2.
Partiamo a razzo. Nel catalogo Toten Schwan, se non sbaglio cominciato nel 2011, possiamo trovare tante produzioni e svariati generi musicali, dal sofisticato folk-pop di Vespertina alle aggressioni non solo verbali degli Hate & Merda, toccando perfino sfumature darkwave con Lilith Le Morte e drone-ritual con Naresh Ran, però non vedo il noise e i suoi numerosi sottogeneri. Anche a te fa così tanto schifo l’HNW? Oppure sei della mia stessa idea che debba avere delle ‘variazioni sul tema’ per risultare meno noioso? E, nel caso fosse così, quali noisers del panorama italiano sono degni di una tua attenzione?
Partiamo dalla parte centrale della domanda. HNW. Che dire.. io non lo capisco.. per cui le cose sono due: o sono come detto io a non capire un cazzo [cosa che ci sta ampiamente] oppure fa schifo al cazzo. Altre strade non ce ne sono. Credo che sia un genere che abbia una propria dignità quando si porta dietro un discorso concettuale non improvvisato di stampo quasi ritualistico. Certo, parliamo sempre di un qualcosa che abbia però una sua identità che permetta al progetto di risultare riconoscibile. Se deve essere fatto a cazzo, per il gusto di fare del casino senza capo né coda, allora preferisco continuare a non capire niente. Sarò ottuso, ma continuo a credere che una sorta di melodia debba comunque emergere in ogni ambito sonoro che si decida di mettere in piedi. Sono quindi d'accordissimo con te quando parli di variazioni sul tema necessarie, se non addirittura fondamentali.
Sul versante italiano ci sono alcune realtà che mi incuriosiscono e che tengo nel mirino. Mi piace l'attitudine di Attualità Nera, con la loro idea di riprendere i campioni legati agli eventi delittuosi che tanto seguito hanno grazie a programmi televisivi come Chi l'ha visto? mescolandoli coi fumetti erotici degli anni Settanta ed Ottanta. Potrei anche citare Lametàfisica che mi raccontano realizzare delle performance sonore da urlo ma che non sono ancora riuscito a vedere in azione. Sono in contatto da anni con Alessandra ma gli astri non ci hanno ancora permesso di incrociare le nostre strade.
Del catalogo Toten Schwan che dire. Non ho mai pensato ad un'etichetta monotematica a livello uditivo. Chiudersi all'interno di un genere è una strada che non mi interessa percorrere. Prendo quello che viene man mano che mi capita tra le mani. Sperando sempre di trovare qualcosa di interessante.
3.
L'ascolto (a volte bastano anche solo 15/20 secondi), copertina ed eventualmente artwork, nome artista o band, titolo album e tracce, dopodiché, immediata riunione di condominio per deliberare.
Ti ho appena scritto il personale, nonchè banale, metodo di valutazione su un disco, insomma: se piace tutto sappiamo già che sarà un super disco, se manca qualcosina sarà carino, se non piace nulla non si prende nemmeno in considerazione. Ecco, sperando che il tuo ragionamento sia più complicato, mi piacerebbe conoscerlo.
- Marco Valenti -
La prima cosa che mi colpisce (in negativo ed in positivo) è la mail con cui qualcuno si propone. Non dico che questa sia la prima scrematura ma l'esperienza mi porta a diffidare da chi si autoincensa al primo contatto riportando tutta una serie di cose che poi, materialmente, a poco o a niente servono nel momento in cui su passa all'ascolto. Se il disco è debole, timido o comunque privo di fascino, venirmi a raccontare il proprio curriculum di date, riconoscimenti e via dicendo è assolutamente inutile.
La seconda cosa che mi permette di farmi un'idea ancora prima di arrivare all'ascolto sono i titoli dei brani ed in parte anche la grafica. Qui difficilmente ci si sbaglia. A seconda di quello che leggo purtroppo so già cosa mi aspetta. Anche perché c'è un errore fondamentale che viene fatto. Quello di scrivere a tutte le etichette indipendentemente dal fatto di aver minimamente sondato quelle che sono state le produzioni precedenti. Ho un hard disk pieno di dischi sbagliati che mi sono stati inviati e che definire fuori contesto è poco.
Ci sono dischi che senti subito che sono tuoi e dischi che, come hai detto giustamente tu, bastano anche solo 15-20 secondi per capire che non hanno alcuna speranza. Poi, detto questo, ci sono mille altre variabili che portano al matrimonio, non ultima l'affinità con i membri del progetto. Questo è un punto da non sottovalutare. Ci sono ottimi musicisti che nella realtà delle cose poi non capiscono un cazzo e sono degli emeriti cretini. Per cui prima di arrivare a sposare un progetto occorre anche provare a capire chi c'è dall'altra parte. Insomma, per farla breve, è sempre un casino, ma è un casino in cui mi piace crogiolarmi.
4.
Possiamo dire che L'anno dell'Odio degli Hate & Merda è quello della svolta, inteso come sviluppo e qualità di produzione (penso ai vinili e cd più curati)? Cos'è cambiato, le collaborazioni con altre etichette aiutano a smorzare i costi o c'è altro?
L'anno dell'odio è stato uno spartiacque per moltissimi motivi. Intanto è stato il primo vinile di casa Toten Schwan. E poi ha permesso di entrare in un giro che fino ad allora non ci apparteneva. La mia tirannia era da poco entrata nel vivo con l'abbandono di Davide, per cui dovevo badare a tutto quanto da solo, compresa la linea editoriale da seguire. Ho preferito sposare un diverso approccio al prodotto (non a caso come detto siamo partiti anche coi vinili) che non tenesse più conto della territorialità come in passato, ma che puntasse alla qualità, cosa che ritengo tutt'oggi imprescindibile in un mondo ipersaturo di proposte come quello in cui gravito. La qualità di una proposta alla lunga paga sempre [e non parlo solo di confezionamento, ma di tutto quanto il progetto nella sua interezza], puoi avere la sfortuna di uscire in contemporanea con dischi che hanno un arsenale promozionale alle spalle ma alla lunga vieni fuori se hai fatto un disco che ha qualcosa da dire.
Lo spostamento di Toten Schwan si è reso necessario per non sprofondare nell'anonimato delle idee di chi si castra in maniera autonoma cercando un percorso che è palesemente una strada senza uscita. Puoi andare avanti ma sai già che prima o poi arrivi a fine strada. Se non è oggi, sarà domani. Bisogna stare sempre sul pezzo, cercare di capire come si muove il tuo mondo, provando a non restarne schiacciato. Non credo che le collaborazioni abbiano permesso di snellire i costi di produzione indirizzandoci di conseguenza verso le strade intraprese. Sono servite ad ampliare il giro dei contatti permettendoci di confrontarci (in alcuni casi) con altre realtà più affermate e più professionali da cui imparare. Come ho già detto il chiudersi determina un ritardo di crescita, che in casi come questi è ancora più grave, perché il confronto in alcuni ambiti è fondamentale.
Sono però dell'idea che oggi come oggi le collaborazioni abbiano un senso solo se organizzate secondo logiche territoriali, di distribuzione del prodotto e non per dividere le spese. Che senso hanno sette otto etichette che co-producono lo stesso disco? Non sarebbe meglio produrne uno a testa e farne uscire sette anziché uno solo?
5.
Non conoscendolo a pieno, dico una cazzata affermando che, rispetto agli esordi, oggi solo Hate & Merda, Putan Club, LaColpa e Petrolio seguono quella 'linea redazionale' di nichilismo iconoclasta?
- Lilith Le Morte -
Non dici mai cazzate quando esprimi una tua idea, dici cazzate quando non prendi una posizione e ragioni per qualunquismi, per cui va benissimo la tua opinione. Il discorso è molto meno semplice di quello che si potrebbe pensare. La furia iconoclasta che muove Toten Schwan è sostanzialmente quella del sottoscritto che ne rappresenta l'unico componente avendo come detto Davide mollato tutto.
Gli esempi che hai citato tu sono sicuramente rappresentativi ma non credo siano i soli ed al tempo stesso non credo nemmeno che siano interessati a rappresentare l'ala oltranzista dell'etichetta.
Citerei anche Spirale, cameraoscura e Julinko, senza escludere nemmeno (ora che mi ci fai pensare) Loia e Lilith Le Morte. E a loro modo anche i Lvte. Ma sostanzialmente penso che quasi tutte le produzioni recenti siano in un certo senso incanalate in questa direzione, qualcuno in modo più personale qualcuno in modo smaccatamente musicale. Trovo che ci sia infatti una grande vena nichilista in giro ma che, al tempo stesso, spesso forse si sia portati a temere di [auto]definirsi tali, come se ci fosse la paura di venire etichettati come filofascisti, anche perché in Italia è facile finire dalla parte del torto, basta veramente poco per ritrovarsi alla gogna (non solo mediatica).
6.
Tornando sui Putan Club, ad un concerto li sentii affermare quanto segue: l'unica webzine seria (competenze, scrittura, dischi) in Italia è Sodapop. Avendo conosciuto dall'interno altrettante note webzine, nonchè alcuni collaboratori che ritengo tuttora validissimi, dico che: quando non si conosce, si fa più bella figura standosene in silenzio.
Introduzione leggermente provocatoria per chiederti: c'è qualche redattore nel panorama web italiano che ti attira più di altri, e se sì, per quale motivo? Oppure credi che l'importante sia che ne scrivano e basta?
- Putan Club -
Della questione tra Sodapop (che non conosco affatto, dal momento che non mi pare che abbia mai recensito niente di Toten Schwan) e Putan Club non so assolutamente niente, cado letteralmente dalle nuvole. Credo di avergli scritto ma di non aver mai visto pubblicato nulla. C'è una sola recensione sul loro portale, vale a dire l'album di The Great Saunites Green del 2016, ma non è farina del mio sacco, furono probabilmente gli stessi TGS ad ottenerla. Sodapop è una delle tante porte a cui ho bussato per anni ma ho sempre trovato chiuso. Non so perché. Non ho idea, tornando a Francois e alla sua dichiarazione, del perché delle sue parole. Appena lo sento glielo chiedo, non fosse altro che per capirne il senso visto che ormai mi hai trasmesso curiosità.
Non ho rapporti privilegiati con nessuna delle testate italiane. Alcune persone le conosco online ma non ci siamo nemmeno mai parlati al telefono, per cui quando arriva una recensione sono doppiamente contento proprio per il fatto che si tratta di un riconoscimento sincero e non in un certo senso dovuto nei miei confronti. So perfettamente che ci sono invece delle sacche di resistenza in cui si muovono gli avvoltoi degli uffici stampa che garantiscono un tot di recensioni avendo appunto rapporti di privilegiata confidenza con alcune testate. Non è questo il nostro caso, abbiamo scelto di non far parte di questo mondo e di non sposare questa linea di comportamento. Se qualche gruppo vuole pagarsi un ufficio stampa ben venga ma io come TS non lo seguo in questa direzione.
Ci sono un sacco di persone che scrivono e che secondo me non ascoltano minimamente il materiale che gli viene inviato. Le recensioni sono fatte in fotocopia con il press kit che ricevono. Non c'è mai un approfondimento, una sensazione che il disco ti abbia lasciato. Niente di tutto questo, solo sterili commenti figli di un copia incolla fatto a cazzo di cane. Ci sono però, per fortuna anche una serie di persone che fanno le cose con la passione e la competenza che dovrebbero avere tutti quanti. Fare dei nomi sarebbe poco elegante, anche perché sicuramente finirei per dimenticare qualcuno. Non serve stare a scervellarsi, basta leggere l'incipit delle recensioni per capire se si è di fronte a qualcuno che ha ascoltato il disco e lo ha vissuto sulla propria pelle o se si tratta di qualcuno che ne scrive tanto per scrivere.
Non sono dell'idea che l'importante è che ne scrivano. Io per esempio scrivo solo delle cose che mi piacciono. Non mi interessa minimamente parlare male di un disco. Non ne traggo giovamento né soddisfazione. Uso lo spazio a mia disposizione sul Tritacarne per esaltare la bellezza anziché sprecare lo stesso spazio per dire cosa non dovreste ascoltare.
7.
L'anno scorso sfogliai per caso le pagine di una nota webzine italiana (OndaRock), uscendone totalmente deluso dalle proposte trattate, peraltro quasi tutte straniere. In Italia si parla (e bene) di musica nostrana? Tritacarne già lo fa, ma non sarebbe meglio (per gli altri) fare più ricerca approfondendo il sotterraneo bosco anzichè attendere e trattare le solite press-kit dei soliti musicisti solo per fare audience?
OndaRock e come loro tanti altri gestiscono il proprio spazio cercando di garantirsi un certo numero di visualizzazioni sempre e comunque, per cui strizzano l'occhio alle situazioni nazionali ed internazionali che possano portare acqua al loro mulino. Da un certo punto di vista è comprensibile, dal momento che non si tratta di portali specializzati rivolti alle next big thing ma una sorta di quotidiani online di stampo generalista. Ce ne sono parecchi come loro che cercano di stare nel mezzo, senza perdere nemmeno un follower. Ci sono però per fortuna, e qui ti ringrazio di aver inserito anche noi nel mezzo, tutta una serie di realtà che se ne fregano di ciò che risplende già di suo grazie ad imponenti macchine da guerra (leggasi uffici stampa) e che vanno a togliere la polvere da ciò che non riesce a ritagliarsi lo spazio che meriterebbe. C'è un mondo sotterraneo veramente infinito in cui trovare realtà musicali (ma anche artistiche, volendo allargare il discorso) degnissime che però vista la saturazione dell'offerta e la presenza delle gioiose macchine da guerra di cui sopra non riescono a brillare a sufficienza. È qui che il Tritacarne e le altre webzine devono inserirsi, sondando il terreno in profondità alla ricerca di tutto quello che viene lasciato ai margini. Non serve che stia a dirti quante e quali proposte ci siano di assoluto valore, lo sai perfettamente anche tu. Manca forse la voglia (ed il coraggio) di parlare di ciò che non porta follower perché misconosciuto, ma questo è un altro discorso che se decidessimo di affrontare ci porterebbe a dover dedicare un'intervista solo a ciò (cosa che non mi spaventa per niente, non ho paura di farmi dei nemici, si tratterebbe piuttosto del rischio di annoiare con tutte le mie teorie sulla necessità di assumere il viagra prima di scrivere di musica, basta coi cazzi mosci che scrivono sempre le stesse cose).
8.
Circa 6 anni fa, curiosando per il web, capitai su un album e che ritengo tuttora musicalmente notevole. Ero lì per acquistare il nastro, ma non lo feci, poichè la visione della copertina - una swastika nazista rossa su sfondo nero - ed un senso etico mi impedirono di farlo. Cosciente del fatto di avere un preconcetto, ti domando: essendo la musica una delle nobili arti, va assimilata e studiata nella sua interezza o bisogna qualche volta alzare delle barriere in quanto anch'essa arma di distruzione di massa? Hai qualche tipo di pregiudizio? Insomma: fai entrare chiunque nel catalogo oppure hai un profondo fossato e coccodrilli che sorvegliano la porta d'ingresso?
- Viaggio al termine della notte, Céline -
Sull'ultimo numero del Tritacarne ho pubblicato un articolo che riprende queste tue considerazioni, lo ha realizzato il mio partner in crime dentro cameraoscura Eugenio Mazza. Il titolo del pezzo era: Forma o contenuto? Eugenio si chiedeva (e chiedeva) se fosse giusto scindere, soprattutto in ambito estremo contenuti legati alle presunte (o meno) ideologie dell'autore rispetto alla forma intesa come essenza puramente artistico-musicale. È possibile scindere completamente da un proposta artistica (non solo musicale quindi) il contenuto veicolato e apprezzarla solo per quello che rappresenta, cioè una forma d'arte?
La risposta non è facile. Si rischia di cadere in facili contraddizioni e di finire per l'ennesima volta dalla parte del torto. Credo ci debba essere un limite dato dalla propria intelligenza e dal proprio senso etico, oltre il quale non andare, ma come detto non è una cosa così immediata. Ti faccio un esempio. Viaggio al termine della notte di Céline è un capolavoro della letteratura mondiale. Su questo non si può discutere. Quanto conta il fatto che lo stesso Céline in periodo parabellico si fosse schierato con la Germania nazista? Per me poco, pochissimo. In ambito musicale le cose però cambiano, perché considero la letteratura artisticamente superiore alla musica, soprattutto a quella che ascolto. È quindi evidente che certi atteggiamenti provocatori possano e debbano avere un peso maggiore rispetto a capisaldi della letteratura come Céline. È facile in ambito musicale sopperire alla genialità ed al talento con la facile carta della provocazione, ma è altrettanto facile da parte mia chiudere i rapporti in partenza. Posso ammettere situazioni borderline solo se supportate da una musicalità ed una concettualità approfondite. Ma non posso accettare il facile nichilismo similteutonico di chi non argomenta le proprie posizioni. Meglio un'idea sbagliata su cui ragionare o una non idea di chi non ha capacità intellettiva?
Per quello che riguarda da vicino il carrozzone di Toten Schwan posso dirti che una delle discriminanti fondamentali sta nel feeling che si instaura con la controparte. È chiaro che non posso sapere tutto di tutti ma certi atteggiamenti fanno capire sin da subito con chi si ha a che fare, come dico spesso meglio un pessimo musicista che una pessima persona. Finora non mi è mai capitato di dover censurare nessuno per le proprie idee, cosa che tra l'altro mi metterebbe in crisi, detesto la censura preventiva per mille motivi, sono portato a lasciare che chiunque esprima le proprie posizioni, saranno come sempre il buon senso, l'intelligenza di chi ascolta e la storia a scrivere l'epitaffio su di loro.
9.
Una volta il titolare di una nota etichetta italiana, di cui non ti dirò il nome, mi disse che, per questioni strettamente di qualità audio, MAI avrebbe rilasciato una produzione in audiocassetta.
Non è il tuo caso, poiché alcune delle uscite Toten Schwan sono in tape, ma spesso noto che preferisci i cd e in molti casi il vinile. Probabilmente è solo feticismo, una vecchia diatriba che mai avrà fine, ma siccome stiamo giocando, prova a convincere il condominio e tutto il popolo della tape culture che sbagliamo nel considerare il nastro magnetico come unico formato per l’ascolto della musica bella.
- Homekilling is taping music -
E va beh, però se non mi fai il nome non c'è soddisfazione... a parte le belinate, sinceramente non so di chi si parli e nemmeno mi interessa più di tanto. È un atteggiamento che non condivido e che mi lascia assolutamente indifferente. È semplicemente una scelta che non mi spiego. Non devo e non posso convincere il condominio e tutto il resto del fatto che ci sia un formato migliore di un altro e in questo caso che siate voi a sbagliare. Io quando posso, quando cioè anche la controparte è d'accordo, realizzo con piacere le vecchie cassette di una volta. Hai rivolto la domanda alla persona sbagliata. Non credo che ci sia una qualità inferiore nel formato in cassetta, anche perché spesso parliamo di album che non richiedono una pulizia sonora da altissima fedeltà, anzi... questo è un discorso che potrebbe avere un senso se stessimo parlando di una sinfonia di musica classica che richiede un impianto sonoro adeguato per apprezzare ogni singolo strumento nella pulizia del proprio calore, ma come detto qui si tratta di chi realizza il disco più estremo, per cui sono tutte cazzate.
Il rifiuto della cassetta è un atteggiamento un po' snobistico che non mi è mai appartenuto, ho a casa album nella sola versione in cassetta, sia recenti che degli anni in cui ho iniziato ad ascoltare musica. Ricordo che negli anni a cavallo tra gli ottanta e i novanta addirittura le versioni in cassetta avevano delle bonus track non presenti sulla versione in vinile. Perché non comprarle quindi?
Tendenzialmente ho finora preferito il CD ed il vinile solo per una questione di scelte condivise, ma credimi non scarto a priori (anzi) chi mi dovesse prospettare una release in cassetta. Ha un suo fascino intramontabile che nessuno potrà mai scalfire. È inutile stare a parlare di qualità sonora quando oltretutto ci si mette all'ascolto di un album giusto un paio di volte per poi riporlo nello scaffale in mezzo agli altri. Tutto è funzionale all'uso che si vuole fare della musica. A me non stanca accendere lo stereo e ascoltare la cassetta, così come non mi interessa non avere la possibilità di farlo in macchina o ancora peggio nei lettori portatili di mp3. Se voglio ascoltare la musica e fare solo quello non mi importa del formato, mi importa del contenuto.
10.
La gente non scarica, non ascolta e compra pochissimo, e sicuramente per primi sono gli stessi musicisti. Eppure il web ha portato la musica direttamente in casa. Come te la spieghi questa cosa? No, perchè io ci ho rinunciato.
Domanda intelligente a cui non è semplice dare una risposta. Partiamo dal presupposto che come ho più volte detto c'è un'offerta enorme (ben oltre ogni ogni aspettativa) e che qualitativamente parlando porta tutto ad appiattirsi livellandolo verso il basso.
Detto questo c'è secondo me un disinteresse verso il discorso qualitativo, si cerca cioè più il riscontro che non il gusto per la scoperta di un qualcosa di nuovo e/o inusuale. Ne consegue ovviamente il calo della fruizione (gratuita) della musica. I dischi vengono acquistati spesso per moda o per amicizia/convenienza senza poi forse essere nemmeno estratti dal cellophane. Con questi atteggiamenti dove pensiamo di andare?
Premetto, per evitare di essere frainteso, che a me i dischi (fortunatamente) ancora li comprano e quindi non sto piangendo miseria, tutt'altro, la mia è una critica agli atteggiamenti che noto e che non posso e non voglio condividere.
Dall'altro lato ci sono quelli che riempiono gli hard disk di mp3 che non ascolteranno mai, sono gli ossessivi compulsivi che non riescono a non scaricare qualunque cosa trovino in free download. Una via di mezzo purtroppo non pare esserci. Che dire... siamo sempre agli estremi in ogni situazione, non riusciamo ad avere un equilibrio che possa portarci serenità nemmeno quando si tratta di ascoltare musica. Sul fatto che i musicisti siano i primi a non scaricare/ascoltare/acquistare musica il discorso è sovrapponibile a quello che riguarda le presenze dei musicisti ai concerti. Detto che io non sono un viveur e che spesso preferisco stare a casa in compagnia dei miei psicofarmaci anziché uscire, anche ai concerti siamo alle solite. Presenzialismo come da dovere ma poco di più. Certo non aiutano gli orari, per lo meno per come la vedo io. Che senso ha fare come a Firenze dove programmano serate da quattro, cinque gruppi con inizio oltre la mezzanotte? Il terzo gruppo davanti a chi suona? E chi sveglia il quinto alle tre di notte per iniziare a suonare? Manca completamente il buon senso, che però, purtroppo non si può acquistare su amazon.
Come mi spiego tutto questo? Non me lo spiego, o meglio mi sono fatto l'idea che ci si muova per clientelismo. Siamo sempre stati un popolo corrotto e incline alla raccomandazione, musica compresa. Non si fa mai niente per niente, sin dalla notte dei tempi.
11.
Ad un certo punto dell'esistenza e con una maggiore conoscenza di se stessi, si finisce per preferire certe sonorità ad altre, tanto da diventare maniacali e ossessivi. Nel mio caso è il drone-ritual, trovando la massima espressione nell'artista giapponese Sachiko.
Quali sono i tuoi riferimenti attuali? E, visto che ci sei, allargati pure a fare altri nomi.
- Dish Is Nein -
Sicuramente crescendo (o invecchiando, a te la scelta...) si cambia e cambiano le nostre preferenze, le nostre idee, cambia ciò che ci infastidisce. Questo in ogni ambito, compreso quello musicale. Personalmente non riesco ad ascoltare certe cose per cui un tempo sbavavo come il thrash metal teutonico dei Destruction e dei Kreator o il death metal della Florida tipo Morbid Angel/Obituary, pur riconoscendo il valore assoluto dei dischi che posseggo e a cui sono legatissimo. Pensare di ascoltare per intero certe cose oggi sarebbe davvero dura.
La mia ossessione maniacale non si manifesta per fortuna in ambito musicale e riesco a permettermi una lucidità ed un distacco tali da poter spaziare con le preferenze. Diciamo che vado a momenti, a seconda del tono dell'umore. Molte cose le ascolto per necessità dovendole recensire, ma cerco di non farmi condizionare in questo senso. Ultimamente sto consumando Byzantine Horizons dei Crown of Autumn. Un disco di una bellezza infinita. Ad oggi è il disco che ho più ascoltato nel 2019 e quello che mi stanca di meno, ripartire da capo una volta finito è quasi doveroso. Non seguo particolari autori/progetti, mi lascio andare secondo le emozioni del momento per cui capita di ascoltare cose tra loro molto contrastanti all'interno della stessa giornata. Un altro disco di cui sto abusando in questi mesi è Go Go Diva dei La Rappresentante di Lista. Album che non c'entra assolutamente nulla con quello che si pensa possa essere il mio mondo musicale ma che invece trovo di una freschezza entusiasmante. È un album molto maturo (nonostante la giovane età) e molto variegato che apre e si apre a scenari sonori gradevoli ma molto meno scontati di quello che si possa pensare.
Anche se non è recentissimo (si parla dell'anno scorso) ascolto ancora con sommo gaudio il disco dei DISH-IS-NEIN, gli ex Disciplinatha, cui sono legatissimo soprattutto a livello concettuale. Stesso legame di sangue che nutro nei confronti dei Canaan di cui posseggo ogni release sia per la stima nei confronti di Mauro Berchi e delle sue posizioni intellettive che per la profondità intimista dei suoi album, sempre incredibilmente delicati e toccanti.
Se dovessi dirti una scoperta recente che mi ha impressionato e che non sono riuscito a lasciare per parecchio andrei senza indugio sugli Hawthonn. Eleganti, sofisticati ma al tempo stesso semplici e diretti. Red Goddess è un album che in pochi credo conoscano ma cui dovreste concedere una chance. Non ve ne pentirete.
12.
Nel caso fossi curioso di varcare gli alti muri del violaceo condominio HgM, quale domanda vorresti fargli?
Senza dubbio chiederei informazioni sui prezzi degli appartamenti. Poi, detto questo, una volta capito se ci sono possibilità di condividere questi spazi mi informerei su quelle che sono le regole per mantenere dei rapporti di cortese civiltà con i vicini, cosa che mi riesce sempre più difficile ogni giorno che passa. Essendo loro (quelli del condominio HgM) esperti in socializzazione, dove andare se non lì per avere lumi in merito?
Prima di lasciare credo sia doveroso ringraziare davvero tutto il condominio viola per il tempo e lo spazio che ci hanno dedicato. Replicheremo quanto prima sulle pagine del Tritacarne ospitando una rappresentanza della moltitudine violacea.
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