- Decomposing Cacophonies -
Mulo Muto (Attila Folklor e Joel Gilardini) è davvero un nome fichissimo, e ci piacciono pure. Saremo però onesti, questo lavoro fu preso perchè il titolo era di quelli accattivanti, vale a dire: Decomposing Cacophonies. L'album ufficialmente è diviso per tracce, ma a conti fatti è un unico monolite, un sarcofago di alabastro dove poter far 'decomporre' in una beata ma asfissiante solitudine tutti quei cadaverici rumori ambientali.
Indecifrabile, indefinibile, ma questo è bene. Coordinate comunque assimilabili a un minaccioso drone dark-ambient che prende forma e sostanza in virulento noise, assai ruvido e tagliente. Si percepisce che sta per arrivare una 'tempesta cacofonica', una dai toni bassi ma prepotenti, ripetute onde subliminali che, se ascoltate obbligatoriamente in cuffia, hanno la missione di distruggere e frantumare quel minuscolo apparato labirintico che regola l'equilibrio umano posto all'interno del padiglione auricolare. In principio pensavo fossero solo fischi alle orecchie, ed invece mi si è palesata l'immagine di Freddy Krueger che affila le proprie lame insanguinate ed io sdraiato e strettamente legato in un binario morto nell'attesa di subire inerme gli stridori generati dai freni sulle rotaie di sfreccianti treni come fosse una nuova tortura sonora.
Ho avvertito, ma magari mi sbaglio, un retrogusto (quasi) gotico, clericale, sì, insomma: puzza di incenso e divina santità aliena.
Avrei voluto postarlo all'interno della classifica come migliori dischi di questo 2018, ma questo è un condominio anziano e non si ricorda più le cose, però asi è rimediato scrivendoci due inutili righe. 190 copie in cd rilasciate dal binomio svizzero (si fa per dire) Luce Sia e L'è Tütt Folklor.
Fossi in Voi un pensierino per Natale lo farei...
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