13 marzo 2016

DAVID MARANHA + Z'EV - Obsidiana [Sonoris, 2012]

- Obsidiana -

Dopo l'album del 2007, il musicista sperimentale portoghese David Maranha (Osso Exotico) e la leggenda delle percussioni industriali Z'ev tornano nuovamente insieme per una nuova collaborazione. "Obsidiana" è il risultato di questo nuovo progetto musicale: in pratica la registrazione di una performance dal vivo del 2010 che i due artisti tennero nella città di Lisbona.

La copertina che vagamente ricorda una macrografia di grafite fatta al microscopio, i suoni industriali dell'album nonché il titolo stesso del disco - chiaramente riferito all'ossidiana, il più comune dei vetri vulcanici - lasciano trapelare basilari informazioni: ovvero un album fragile e tagliente ma al tempo stesso refrattario e oscuro come il carbone.
L'unica traccia live di trentacinque minuti è un'unione di vari rumori, che derivano dalle molteplici peculiarità che contraddistinguono i due artisti.
Il suono dilatato, clericale, gotico e spirituale dell'organo di David Maranha s'incastra con i rumori metallici, le maracas e le tribali percussioni di Z'ev. Quest'affascinante live industrial/noise genera inconsapevolmente assordanti e magnetiche frequenze sonore sinusoidali. Il valore massimo della semionda negativa si raggiunge attraverso gli sferragliamenti da fonderia, che riportano immediatamente all'anziano guru delle lamiere Robert Rutman.
L'apice della semionda positiva, invece, con sonorità da sudicia officina meccanica e ciclici anarchici martellamenti.
Le note acuminate, gli sferzanti e mai caotici ritmi di "Obsidiana" rimbombano e rimbalzano fra le pareti della scatola cranica, come se all'interno una mini-sega a nastro con lame da taglio per acciai inconel al nichel-cromo si appresta a tagliare in sottili fette quella zona del cervello che codifica i suoni musicali in gradevoli emozioni.

"Obsidiana" è un disco ben riuscito e ottimamente registrato, unica pecca il minutaggio: troppo breve. È un album che piacerà sicuramente a tutti quei milioni - meglio se diciamo decine - d'ascoltatori che amano e adorano le cupe tonalità post industriali dei Das Synthetische Mischgewebe, le coltellate inox dei Last Few Days, oppure i virulenti noise ritmici di Karsten Rodemann; l'artista tedesco tristemente conosciuto soprattutto con il soprannome di FâLX çèrêbRi.


Recensione tratta da un mio vecchio scritto per OndaRock. 
Speriamo sia una buona lettura e... un buon ascolto!

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