- Obsidiana -
Dopo l'album del 2007, il musicista sperimentale portoghese David
Maranha (Osso Exotico) e la leggenda delle percussioni industriali Z'ev
tornano nuovamente insieme per una nuova collaborazione. "Obsidiana" è
il risultato di questo nuovo progetto musicale: in pratica la
registrazione di una performance dal vivo del 2010 che i due artisti tennero nella città di Lisbona.
La
copertina che vagamente ricorda una macrografia di grafite fatta al
microscopio, i suoni industriali dell'album nonché il titolo stesso del
disco - chiaramente riferito all'ossidiana, il più comune dei vetri
vulcanici - lasciano trapelare basilari informazioni: ovvero un album
fragile e tagliente ma al tempo stesso refrattario e oscuro come il
carbone.
L'unica traccia live di trentacinque minuti è
un'unione di vari rumori, che derivano dalle molteplici peculiarità che
contraddistinguono i due artisti.
Il suono dilatato, clericale, gotico e spirituale dell'organo di David Maranha s'incastra con i rumori metallici, le maracas e le tribali percussioni di Z'ev. Quest'affascinante live
industrial/noise genera inconsapevolmente assordanti e magnetiche
frequenze sonore sinusoidali. Il valore massimo della semionda negativa
si raggiunge attraverso gli sferragliamenti da fonderia, che riportano
immediatamente all'anziano guru delle lamiere Robert Rutman.
L'apice della semionda positiva, invece, con sonorità da sudicia officina meccanica e ciclici anarchici martellamenti.
Le
note acuminate, gli sferzanti e mai caotici ritmi di "Obsidiana"
rimbombano e rimbalzano fra le pareti della scatola cranica, come se
all'interno una mini-sega a nastro con lame da taglio per acciai inconel
al nichel-cromo si appresta a tagliare in sottili fette quella zona del
cervello che codifica i suoni musicali in gradevoli emozioni.
"Obsidiana"
è un disco ben riuscito e ottimamente registrato, unica pecca il
minutaggio: troppo breve. È un album che piacerà sicuramente a tutti
quei milioni - meglio se diciamo decine - d'ascoltatori che amano e
adorano le cupe tonalità post industriali dei Das Synthetische
Mischgewebe, le coltellate inox dei Last Few Days, oppure i
virulenti noise ritmici di Karsten Rodemann; l'artista tedesco
tristemente conosciuto soprattutto con il soprannome di FâLX çèrêbRi.
Recensione tratta da un mio vecchio scritto per OndaRock.
Speriamo sia una buona lettura e... un buon ascolto!
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