- Hästköttskandalen -
... forse dovrei cambiare il nome in "Suoni Distorti ... al femminile". Ho scelto questa foto perchè mi piace un casino e perchè s'intona con lo sfondo violaceo di questo blog. Vabbè, vi lascio l'articolo che ho scritto pochi giorni fa e pubblicato sulla webzine The New Noise ... speriamo di non aver scritto troppe scemenze.
Il termine Hästköttskandalen fa appunto riferimento a uno
scandalo alimentare scoppiato in Svezia. L’esatta traduzione è “scandalo della
carne di cavallo”, e già basterebbe questo per essere curiosi e al tempo stesso
inquieti. Però è anche il nome di un collettivo audiovisivo di cinque
giovanissime e promettenti ragazze provenienti da Stoccolma, i nomi delle quali
sono: Ellen Arkbro (elettronica e chitarra), Elsa Bergman (contrabbasso), Marta
Forsberg (violino), Maria Horn (proiezioni visive) e Kali Malone (elettronica e
chitarra), l’unica di nazionalità non svedese, già incontrata nello split-tape
assieme a Caterina Barbieri.
Il progetto nasce nel 2013 e pian piano si evolve e
perfeziona attraverso numerosi festival ed esibizioni dal vivo, probabilmente
il miglior modo per apprezzarle. Il debutto ufficiale (vinile, merito del
Fylkingen) si chiama Spacegirls e contiene due tracce live di circa venti
minuti ciascuna, registrate all’interno di un vecchio obitorio abbandonato, il
che mi riporta a qualcosa di tenebroso e sempre scandinavo, ma questa è una
storia diversa e al momento non interessa. Non è una novità l’interazione fra
la strumentazione classica e l’elettronica, bisogna però saperlo fare bene, e
qui siamo di fronte ad artiste competenti e sicure dell’obiettivo che si sono
prefissate, ovvero: una sorta di drone controllato e condensato, subliminale,
dagli effetti psichedelici e vaporosi, sognante e capace di creare atmosfere
opprimenti come eteree. Due lunghe pagine di un libro antico, balsamiche e
fluidificanti, che si aprono al soffio del gelido vento del Nord,
pietrificandosi all’istante. Fogli di carta velina che si stropicciano e
carbonizzano al canto di tossici crepitii di fiamme color lavanda. Acide e
corrosive, dall’effetto bruciante come le ustioni provocate dall’acqua
ossigenata a 130 volumi. Specchi caleidoscopici che riflettono ultrasuoni
destabilizzanti, carichi di sofferenza, penetranti e inquieti, soprattutto nei
momenti in cui le corde del violino decidono d’essere isteriche, espellendo
elettroni in modalità random. E se questo non vi basta, ma prendetelo con
beneficio d’inventario, potreste addirittura percepire microsecondi di apnee
sinfoniche, impermeabili e concretiste alla Nurse With Wound: non le ho ancora
viste dal vivo, poiché i loro live, al momento, si sono sempre tenuti in
Svezia, ma ho avuto la fortuna (grazie mille Kali) di osservare nei dettaglio i
videoclip delle due registrazioni.
Spacegirls esce fra pochi giorni, e per l’occasione
ci sarà un release-party (ovviamente al Fylkingen) a ingresso gratuito: se per
caso vi trovaste da quelle parti, beh, fateci un salto e fatemi sapere. Per
conto mio, le Hästköttskandalen hanno ricordato lo scrittore Fernando Pessoa, e
dunque vi lascio con una sua frase estratta da “Il libro dell’inquietudine”:
“un alito di musica o di sogno, qualcosa che faccia sentire, qualcosa che non
faccia pensare”.
Buona visione e ascolto!
...e cosa dire se non un grazie sincero per gli spunti sempre interessabnti e gentilmente dispensati? Prendo anche anche questo.
RispondiEliminaUna buona serata