23 agosto 2014

THE TRANSMUTATIONS - The Skeleton's Keys [Tapemancy, 2013]


Qui non andiamo molto in sintonia con il neofolk, però questo lavoro dello scorso anno ci ha preso parecchio, tanto che l'abbiamo votato tra le migliori cose che abbiamo ascoltato. Da sottolineare - come sempre - lo splendido artwork curato dalla piccola etichetta italiana Tapemancy ... che però, ahimè, non esite più.
Vi lascio l'orrenda recensione che scrissi per OndaRock ... spero sia una buona lettura. 

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Altro meraviglioso feticcio di nastro magnetico di quei feticisti che risiedono in casa Tapemancy. Ogni loro uscita è strettamente associata a un’arte divinatoria. Dopo la caffeomanzia di Clara Engel, questa volta tocca all’alomanzia – l’arte basata sull’interpretazione dei cristalli di sale – di “The Skeleton’s Keys” di Chris Renison aka The Transmutations: solitario e misterioso artista di provenienza britannica.
Alcuni brani di questo tape si possono trovare nell’album dello scorso anno intitolato “The Hundred Years”: uscito prima come cd-r per l’inglese Reverb Worship (vedi Magdalena Solis) e dopo in audio cassetta da una neonata etichetta parigina.
Chris Renison emette frequenze che stabilizzano le particelle negative del cervello, e d’altronde non si sarebbe nascosto dietro questo pseudonimo. Sonorità ipnotiche e magnetiche, malinconiche e calde: sembra di stare da soli al crepuscolo all’interno del grosso salone per banchetti di un castello medievale in rovina da secoli.
Si alza il ponte levatoio, i portoni si spalancano, ed ecco che cominciano a risuonare, fra le gelide pareti in roccia bianca di Dover, i lenti e affascinanti ritmi drone-folk di “The Transmutations”.
Forti reminescenze di folk tradizionale britannico, sparute tracce di acid-folk, ma soprattutto tanto neo-folk currentiano accompagnano questo disco dal triste scheletro.
Funeree murder ballad sono l’ossatura per la strepitosa “The Bramble Briar”, in “Long Lankin” il timbro vocale somiglia maledettamente a quello di David Tibet. Immaginiamo un moderno menestrello (“The Three Butchers”) che, con la propria fisarmonica dai toni sempre mesti e cupi (“Cruel Mother”), racconta storie tragiche; talvolta al limite dello spoken (“Hanged I Shall Be”) e in altre occasioni solo in modalità strumentale (“Jack Ketch And The Solents”), assumendo anche caratteristiche da macabra marcia in omaggio ai caduti della guerra dei cent’anni tra francesi e inglesi (“Confession Of An English Dancing Master”).
The Transmutations sarà in tour in tutti i diroccati castelli medievali europei: da non perdere.



Buon ascolto!

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