- Tomoko Sauvage -
... quello che fa con queste scodelline colme d'acqua è fenomenale. Ombrophila è stato per me una delle più belle scoperte dello scorso anno ...
ah! che ve lo dico a fare ... fanciulla giapponese trapiantata ormai da anni in quel di Parigi.
... vi lascio una specie di recensione di Ombrophilia che scrissi tempo fa ...
Residente a Parigi da quasi un decennio ma nata e cresciuta a Yokohama, la dolce fanciulla giapponese Tomoko Miyata aka
Sauvage è potenzialmente il nuovo volto artistico di musica
d'avanguardia e sperimentale del Sol Levante. È bastata qualche traccia
rilasciata nel 2008, giusto per scaldare gli animi e per farsi
ovviamente conoscere, per convincere - appena l'anno seguente -
l'etichetta indipendente either/OAR a puntare su di lei, facendole
pubblicare quello che finora è l'unico album ufficiale intitolato
"Ombrophilia".
Già, proprio così, "Ombrophilia" è un disco di qualche anno fa, e che passò inspiegabilmente inosservato. La neonata label franco/belga Aposiopèse, ristampandolo in vinile, lo ripropone sperando di ottenere un maggiore interesse di pubblico.
Se la musica sprigionata dai dronici rumori della più nota Sachiko manifesta caos e sensi di dolore interiore, le ammalianti note di
Tomoko Sauvage, per contro, sono sempre semplici e lineari, in un certo
senso rassicuranti e di rinascita spirituale.
La strumentazione utilizzata da Tomoko, quella che la porta a creare quelle sue piacevoli e avvolgenti performance
sonore, è davvero particolare: attraverso lo sfregamento e le lievi
percussioni di cucchiai di legno e fili metallici su vari set di ciotole
di porcellana colme d'acqua ottiene svariate frequenze di rumori che,
catturate da un idrofono posto in prossimità o in immersione,
determinano quelle sensazioni di trovarsi realmente all'interno di una
sacca di liquido amniotico.
È l'acqua, dunque, lo scenario
principale, e se è vero che dove c'è acqua c'è vita - come ripetono da
anni biologi e scienziati di vario tipo - bene, allora "Ombrophilia" è
un disco vitale, sognante, pensieroso, meditativo e assai stimolante.
Perché incuriosire e stuzzicare il cervello umano cercando acqua allo
stato liquido e forme di vita laddove ci sono distese di aridi deserti
quando in questo bel pianeta Terra ne abbiamo anche fin troppa e per lo
più la sprechiamo? La risposta è in quest'album, ovvero come utilizzare
al meglio la cosiddetta H2O.
L'abilità di Tomoko nel giocare con
l'acqua, coi riflessi e le onde sonore che si propagano verso l'ambiente
circostante, ti fanno chiudere gli occhi e tempo un attimo cominci a
pensare a petali di fiori di loto che, portati da soffici folate di
vento, si adagiano dolcemente sulle rive di un lago malinconicamente
ghiacciato; a lacrime di rugiada invernale che cadono ad intermittenza
su una marmorea e gotica lapide, ma anche a religiose cerimonie di
meditazione di un tempio buddista arroccato tra le montagne del Tibet.
"Ombrophilia"
è una sorta di rivisitazione moderna e orientale, ma soprattutto un
omaggio allo Jalatarangam, lo strumento indiano composto di ciotole in
ceramica o metallo sintonizzate con acqua. Sarebbe curioso indagare se
la temperatura dell'acqua influenzi o modifichi le sonorità come accade
per lo stato molecolare o per quelle sensazioni di caldo/freddo che si
hanno sulla pelle. Accontentiamoci e non poniamoci altre domande, anche
perché in periodi di crisi mondiale come questi ultimi anni l'uso
dell'acqua calda è un lusso.
Tempo fa vidi per caso un suo video rimanendone colpita, ma stupidamente non mi appuntai il nome, dimenticandomene dopo poco. Dopo mesi di sforzi mnemonici senza alcun successo, eccola riapparire qui....grazie, grazie, grazie!! :)
RispondiEliminauna buona serata
... uh! allora felice di averti rinfrescato la memoria :-)
Eliminaciao