- Take Black Pills -
Una cosa è certa, le poste peruviane sono assai lunghe dal momento che sto aspettando un ordine da circa due mesi, mentre quelle transalpine sono assi rapide, infatti, questo cdr (ben confezionato) mi è pervenuto in soli due giorni, et vabbè...
Cominciamo nel dire che dietro il nome Meanwhile.In.Texas - nome fighissimo, anche se ancora non ho capito da cosa deriva - si nasconde il salentino Angelo Guido, alcuni dei quali, anzi, spero in molti, si ricorderanno della strepitosa collaborazione con Paolo Colavita alias Skag Arcade attraverso Fernweh: audiocassetta limitata pubblicata dall'ottima Luce Sia.
Parole buttate così, senza nessun appunto, alla veloce e probabilmente senza alcun senso logico, ma questo è il frutto o costo dello scrivere mentre lo stereo è in modalità loop.
Take black pills è come l'immagine di copertina, ovvero lo smisurato orizzonte, l'infinito da cui prendono forme le cicliche onde del mare, che mescolate alla finissima sabbia raccolta dal basso fondale, finiscono dapprima per creare una sorta di avvolgente mantello dal profumo salmastro e dal colore violaceo, poi, infine, come fosse una lieve brezza marina, comincia catarticamente a sgetolare l'epidermide.
Per certi versi, la dronica onda anomale presente in Kaleidoscope Slow Fuzz, così ripetuta, invasiva e cerebralmente vermicolare, ha ricordato quel martellamento psichico di Observatory proposto qualche anno indietro da The Haxan Cloak, e, dulcis in fundo, la cinafrusaglia metallica (nel senso buono del termine) che ogni tanto squarcia gli affreschi dipinti in quel burrascoso cielo di Another Earth, gli dona una flebile componente post-industriale stile Das Synthetische Mischgewebe.
Doveroso, anzi obbligatorio l'ascolto in cuffia, altrimenti si rischia
di perdere le leggiadre note di sottofondo, quelle nascoste dai lunghi
soundscapes drone-ambient, che rendono questo un ottimo lavoro, quasi
fiabesco ma dal piglio assolutamente nostalgico.
Buon ascolto!
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