La ventesima uscita in cassetta della spagnola Craneal Fracture colpisce e affonda sia per il nome che per il titolo. Non sapendo nulla indago più a fondo, scoprendo che dietro questo progetto c’è quella anonima masturbazione che di recente ha lasciato qualche traccia presso la Signora Ward e la Porn Noise. Bene, adesso sappiamo almeno la nazionalità di provenienza, che è svizzera, e questo, per ora, basta e avanza. Due fiumi di lacrime nere che fuoriescono a fontana da profonde fessurazioni di insormontabili muraglie harsh-noise, brodaglie corrosive che sgorgano ininterrottamente da entrambi i bulbi oculari per un totale di quasi trenta minuti, e quando la durata è breve (si fa per dire) questo rumoroso genere non è poi così tanto urticante e noioso. Nell’insieme, comunque, musicalmente parlando somiglia ad uno di quei lunghi processi di lappatura industriale, dunque aspettatevi un bordello di abrasioni e carte leviganti, le stesse che si utilizzano in quelle fasi intermedie che hanno lo scopo di preparazione per raggiungere un elevato grado di specularità del provino in esame. La conclusione di questa operazione meccanica non può che avvenire attraverso molti cicli e tonnellate di pasta diamantata di diversa granulometria che serviranno per giungere alla finitura superficiale, e onestamente, dopo questa mezz’ora di noise, non so quanto materiale metallico sia rimasto da analizzare al microscopio. Leggiamo sempre articoli sui soliti volti noti, beh, questo, come l’etichetta, è un nome nuovo; e chissà, magari la prossima volta, quei rimandi a serial killer, a sadiche torture, cadaveri seviziati e macabre scene del crimine, riusciremo ad avvertirli, perché finora sono rimasti ingabbiati nel solo (ma fico) Le Bambole Di Velluto.
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