19 dicembre 2019

Y-INCISION & OMICIDIO - The Last Click [Death In Venice, 2019]

- The Last Click -

Sempre sul finire di questo 2019 esce per la veneziana Death In Venice questo interessante split-tape limitato a solo 30 copie dal titolo The Last Click. Gli autori di questo brutale crimine li conosciamo con gli pseudonimi di Y-Incision (leggasi Vintras, Djinn) e Omicidio. Entrambi sono al secondo fisico assassinio, il primo reduce dalla stampa postuma di Der Schatten Der Fliege (OEC, 2015, ma sarebbe dovuto uscire per la Slaughter del compianto Marco Corbelli), il secondo da L'evoluzione lineare della vita (Ho.Gravi.Malattie, 2018).

Due serial killer che si divertono a triturare le carni e le menti della povera vittima, ognuno però lasciando la propria e ben distinta impronta animalesca.

Quando dopo la morte 
qualcuno incide una lettera Y sul tuo torace
qualcosa non è andato come doveva andare.

Queste parole dicono effettivamente molto su quale sia il divertimento di Y-Incision. Egli preferisce senza dubbio le lame, sviluppa un noise dall'approccio prettamente metallico, lucido ma sporco di sangue, acuto e, appunto, incisivo: incide così in profondità che, mentre estrae il coltello per sferrare il nuovo colpo, la stessa carne si cauterizza, lasciandoti agonizzante per un lungo peridodo prima di morire definitivamente, e mi sa che molte saranno le pugnalate al torace.

L'omicidio è intrinseco nella natura dell'uomo. 
La storia è tutta questa 
e rimarrà inalterata per sempre.

Omicidio, invece, è un bandito dall'apparente animo gentile ed educato. Da come potete leggere anestetizza il cervello seviziandolo in cuffia con tutta una serie di cicliche forme noise dall'aspetto non troppo molesto ma comunque ruvido come la carta vetrata, sommergendoti nel frattempo di messaggi subliminali portandoti all'autolesionismo, poi, magari, non contento, ti dà il colpo di grazia martoriando la tua carne con dei flessibili da carpentiere.

Attualmente sono tuttora latitanti, abbiamo le prove materiali che certificano la vostra presenza sulla scena del crimine, sappiate che siamo vicini e che prima o poi vi troveremo. 
Mi domando solo se la giovane fanciulla ritratta nelle cartoline allegate alla cassetta sia la vittima.

18 dicembre 2019

SVART1 - Monòtono [Mask of The Slave, 2019]

- Monòtono -

Ed io che volevo trascorrere delle serene vacanze natalizie ascoltandomi (finalmente) con tranquillità quella valanga di rob(accia) acquistata nei mesi scorsi. La causa di tutto ciò è Raimondo Gaviano da Cagliari alias Svart1 e la sua ultima uscita dal titolo Monòtono: digipack cd rilasciato dalla etichetta rumena Mask Of The Slave in 250 copie.

Il filo comune del disco è la glacialità dei suoni e quel cattedralesco e gotico senso di vuoto assoluto, come scansionare le infinte connessioni della mente umana alla ricerca di quel singolo elettrico mono-tono emesso dai neuroni e che poi trasmette, attraverso il sistema nervoso simpatico, gli impulsi che abilitano i movimenti muscolari. Per le congelanti e avventurose sonorità potrebbe ricordare Unification di Bad Sector, tanto che si avverte davvero la sensazione di allontanamento e di avventurarsi nelle tenebrose vastità del sistema solare fino ad oltrepassare gli infinti orizzonti dello spazio profondo respirando soltanto l'invisibile materia oscura di cui è composto l'universo. Catalogarlo nella dark/space-ambient è oltremodo riduttivo, anche perchè qui non si viene sopraffatti dalla pesantezza delle atmosfere e asfissiati per mancanza di ossigeno. Tuttavia il mio sonar rileva atomi sparsi di solforosa metallurgia industrial, stabili molecole di cantieristica spaziale, minuziose riparazioni eseguite in asettiche officine, brasature morenti e rivettature che implodono per causa della elevata pressione esterna. Svart1 è sardo, vive e respira aria del continente nuragico, quello che ha una particolare (secondo me la migliore) affinità e sensibilità verso questa tipologia di sonorità, misteriose e psicotrope, che vanno dalla spettrale ambient allo scorticante noise (Uncodified, Sa Bruxa e Hermetic Brotherhood of Lux-Or), e se questi sono i risultati, a me va più che bene.

Monòtono sarebbe entrato senza fatica nella personale classifica 2019, però l'ho già scritta. Ma perchè questo disco mi è piaciuto direte voi? Semplicemente perchè ha saturato casa con sottili polveri di carbonio, puzza chiaramente di siderurgia, avverti rumori simili al carico degli altoforni e stridula con ultrasonore vibrazioni piping emesse all'interno di un complesso petrolchimico (traccia 8).

7 dicembre 2019

BEST 2019 by HgM

Non prendetela troppo sul serio. 
Tolte le prime tre posizioni, sul resto suggerisco di non focalizzarvi sui numeri della graduatoria, son stati tutti ascolti carini e interessanti.

1. UBOA - The origin of My Depression


2. CAMILLA PISANI - Inner Spaces Like Anechoic Chamber


3. BOSCHIVO - Bardo dell'Autodistruzione


Cose carine e interessanti

4.   FUNERALE CLASSICO ITALIANO - /e.si.zià.le/
5.   MARE DI DIRAC - Ophite Diagram
6.   TISSA MAWARTYASSARI & CRONACA NERA - Harsh Nurse
7.   qqqØqqq & KAOSMOS - Sins and Destiny Revelations Under a Buried Sun
8.   RUSALKA - Flux A&B
9.   CLAVICVLA - Sepulchral Blessing
10. MONTE OSSA - Malachite
11. HERMETIC BROTHERHOOD OF LUX-OR - Sex And Dead Cities
12. TESTING VAULT & N. - Poems Of The Mound
13. WILTED PERCH - All You Need Is Guilt
14. WET NURSE - Thanatosis
15. GOLDEN HEIR SUN - Holy The Abyss
16. ATTUALITA' NERA - Eterno ritorno al Circeo
17. LO.OBNOT - Alcolismo Cronico
18. ENKIL_LA FURNASETTA - Industrial Archeology
19. SERPENTS - Scongiuri
20. MOON RA - Promenade Magnétique
21. MARTA ARNAU MARTI - Aftermath
22. BANISHED PILLS - Patterns Of Death
23. NAOTODATE - See You, Zed
24. FATHOM THE VOID - Silent Confidant
25. TETUAN - Serpent of Wisdom

Vecchia roba, nuove scoperte

SEMILANCEATA - Jordtron


Fuori concorso

HILDUR GUDNADOTTIR - Chernobyl (Music from the HBO Miniseries)


6 dicembre 2019

ATTUALITA' NERA - Eterno ritorno al Circeo [Murderabilia, 2019]

- Eterno ritorno al Circeo -


''Dottoressa, lei non ha una grossa esperienza criminale''

Ho il pensiero fisso in testa da quasi due anni, ora è il momento adatto per esternare. Circa due anni fa, in quel di Collegno (Torino) si svolse un festival noise in cui parteciparono Mademoiselle Bistouri, Omicidio, Wuornos Aileen Bande, Sshe Retina Stimulants e, appunto, Attualità Nera. Ecco, fra tutti questi notevoli progetti, quello che più apprezzai all'evento fu proprio il loro, tanto che riporto ancora oggi le fustigazioni mentali e le profonde escoriazioni nella pelle.

Attualità Nera è un duo proveniente dal basso Piemonte, composto da Mario W Gacy (Deviated Sister TV, LaColpa e Moana Noise) e Andy Rivieni. Le pricipali fonti d'ispirazione sono gli efferati crimini degli anni '70 e '80, novelle erotiche e, ovviamente, serial killer. Eterno ritorno al Circeo è una chiara dedica al brutale delitto che avvenne nel lontano 1975 a San Felice Circeo da parte di tre balordi romani (tra cui Angelo Izzo detto anche il Mostro del Circeo) che prima rapirono, poi violentarono e infine uccisero una delle due giovani donne.

Il progetto funziona perchè questa fusione fra l'acre atmosfera di un siderurgico industrial, il noise tellurico, perforante e tagliente, e i concept a tema omicida, causa davvero turbolenze psichiche, crisi epilettiche, ma soprattutto, tanta voglia di tagliuzzare qualcuno, ma qui, sia chiaro, si preferiscono sempre quei dolci momenti di autolesionismo. Assassini, manipolatori della mente umana che gestiscono nuovi sistemi di criminale trasmissione del male, rapimenti neuronali e organici, controllori delle vostre tensioni muscolari. Gli Attualità Nera non verranno mai  trovati, non esiste polizia postale che riuscirà a smascherare le loro reali identità: una intuizione geniale quella di utilizzare il veicolo rumore/tape per violentare, martoriare e abusare a distanza il corpo altrui.

Detto che la cassetta esce per la Murderabilia in 50 copie, attendevo con estrema trepidazione l'uscita del loro primo disco in modalità fisica, e quindi: grazie degli stupri mentali, ora posso finalmente scomparire da tutto l'oltreverso conosciuto.

30 novembre 2019

MARTA ARNAU MARTI - Aftermath [BeTon, 2019]

- Aftermath -

Il duo (vedi Harsh Nurse) Monica Isabel Sanchez (Tissa Mawartyassari) e Adriano Vincenti (Cronaca Nera, Macelleria Mobile di Mezzanotte e Signora Ward Records) ritorna nuovamente assieme attraverso lo pseudonimo di Marta Arnau Marti, rilasciando questo interessante lavoro dal titolo Aftermath.

Una sera decido di fare un esperimento, parlando con un collega di lavoro (anche lui granitico ascoltatore delle estreme sonorità death-metal) gli butto lì la frase: 'oh, lurido reietto umano, vuoi ascoltare quello che ho appena comprato?' Stranamente approva e così, soddisfatto, lo costringo alla brutale tortura sonora. Preparatevi, perchè sarà una recensione atipica, infatti, vi riporto più o meno il breve dialogo che avvenne durante gli ascolti, traccia per traccia.

Crash Aftermath
Reietto: somiglia a qualcosa tipo autocombustione dello smartphone.
HgM: forse sì, forse no, cominci bene, più che altro a me sembra uno smarthphone che non puoi maneggiare in quanto internamente vi sono tante lame retrattili e appuntite che fuoriescono non appena avvertono il contatto umano.

Marta
Reietto: tira vento?
HgM: se lo è, è sicuramente un radioattivo, derivato dalla energia collisionale di elettroni di plutonio.

Warm Fingers Upon Your Dead Cold Flesh
Reietto: cazzo, ma qui prende fuoco tutto (faccia stordita e malforme come se qualcuno gli avesse appena buttato in faccia una soluzione di acido solforico).
HgM: ma no, dai, sono semplicemente numerose urla dal silenzio (ricordando il film) che tentano invano di uscire da infernali abissi danteschi.

Consumed
Reietto: ...è tornato il vento di prima?
HgM: naaaaaa, questo non è vento, è solo aggressione virale causata da uno staffilococco aureo, stai tranquillo, ci si ammala, ma con cure adeguate di antibiotici si guarisce.

HgM: ...e quindi? Piaciuto?
Reietto: (null'altro che interminabili secondi di silenzio)
HgM: fantastico, ho le lacrime agli occhi.

Le 50 copie in formato CDr escono per la stratosferica per la Be-Ton: italica etichetta indipendente dagli artwork sempre interessanti dai quali tutti dovrebbero prendere appunti per l'originalità. È stato davvero un peccato aprire l'artwork per ascoltare il disco in cuffia, però mi sono assai goduto gli STREPITOSI allegati fotografici di Sara Ciscato.

29 novembre 2019

qqqØqqq & KAOSMOS - Sins and Destiny Revelations Under a Buried Sun [Casetta, Avosync, Solium, È un brutto posto dove vivere, Contemplatio, 2019]

- Sins and Destiny Revelations Under a Buried Sun -

Lo fate apposta, vero? Mi apprestavo a stilare la personalissima lista dei migliori ascolti di questo 2019, che all'improvviso esce questo split-tape fra il collettivo veneto qqqØqqq - già affrontato anni indietro assieme ai Murmur Mori e Yurugu's Speech, erano i tempi di The New Noise - e il solo project proveniente dalla Turchia KAOSMOS, del quale, visto che è stata una gran bella scoperta, cercherò di stare aggiornato su future produzioni.

Sins and Destiny Revelations Under a Buried Sun è il titolo. Volevate distrarmi, ma non ci casco, anziché accecarmi per scrutare le macchie solari, preferisco giocare nello scavare attorno al termine buried: già, perché in ciascuna di queste due lunghe tracce, roba sepolta sotto chilometri di gelide stratosfere terresti ce n'è parecchia.  Apre questo viaggio ipnotico dal respiro affannoso (Bury the Sun and the deer will reveal your destiny) qqqØqqq con sferzate post-rock dalle derive post-industriali e siderurgiche, sonorità aggressive e corrosive che finiscono per fare impoldere a livello atomico i cardini del portone d'ingresso che immette in quella sorta di stabilimento sotterraneo dove si produce una fonte di energia alternativa al sole. KAOSMOS chiude l'audiocassetta (There is no sin uncommited under the Sun) con un prolungato drone-ambient che sublima in geomtrie oscure e spettrali, insomma: glaciale ma allo stesso tempo inquietante. Quel ripetuto, incessante e mentalmente invasivo rumore che somiglia ad una catena in funzione di un vecchio ascensore, preannuncia una ricercata esplorazione, una repentina discesa verso sterminati strati di permafrost alla ricerca di oceani composti da limpidissima acqua dolce.

Probabilmente non si capirà granché da queste poche righe, ma sta di fatto che questo split finirà in top ten. Tape rilasciato in 60 copie dalla comunione artistica di varie etichette (Casetta, Avosync, Solium, È un brutto posto dove vivere, Contemplatio) in una gustosa e trasparente edizione. 
Supportate gente... supportate!


23 novembre 2019

FAIS/SALIS/SANNA - Earthworms [Aural Tempel, 2019]

- Earthworms -

Sorrido. Leggendo i tre nomi che han partecipato alla realizzazione di questo disco mi sembra di avere tra le mani una raccolta di canti popolari sardi. Emanuele Fais già lo conosciamo (vedi il recente Bardo dell'autodistruzione), mentre gli altri due banditi (si scherza eh) che rispondono ai nomi di Giacomo Salis e Paolo Sanna non ricordo di averli mai musicalmente incontrati.

Premssa, il condominio non è un grande fan della musique concrète, ma piuttosto che ascoltare Iron Tizy faccio questo atto di coraggio e mi sparo in cuffia Earthworms. Questa è musica (molti diranno di no) seria, non è per tutti e ci vuole molta conoscenza della melodia per improntare una traccia con il solo uso di ritagli sonori ottenuti dagli oggetti per farla risultare limpida e lineare, altrimenti il rischio è quello di non aiutare l'ascoltatore affinché arrivi a terminare il disco, ma credo che gli stessi autori ne siano al corrente.
Detto ciò, gioisco nel ravvedere qualche impercettibile molecola industrial (Untitled 2), dopodichè ci si può sbizzarirre con le iperboliche frequenze radio e una vasta gamma di oggetti più o meno riconoscibili: parafrasando la celebre frase del canarino Titti 'oh oh, mi è semblato di vedele un gatto', qui sembla di sentire bicchieri di vetro, carta vetrata, scodelle in acciaio e molta altra ferraglia (più o meno arruginita) che fra loro collidono, sfiorano, schizzano etc etc. Suona tremendamente impro ma in realtà è ragionato nei dettagli, me lo fa pensare quel sottofondo simile ad un drone temporalesco che tenta di fuoriuscire da una sigillata camera iperbarica (Untitled 5) con lo scopo di aumentare quella sensazione di epidermica grattugiata.
La traccia di chiusura è hors categorie: nonostante affetti e percuote la mia ormai cortocircuitata mente, riesce comunque a defibbrillare i neuroni drogandoli con i ricordi delle insanguinate lame dei Last Few Days, e ho detto tutto.
Dopo l'ascolto completo di Earthworms hai stampate nella memoria, come fosse un indelebile tatuaggio, le parole usate come nome da due italici act, ovvero: una Massa Sonora Concentrata che incontra la Musica da Cucina, con in più qualche metallico impulso vermicolare, il riferimento ai sotterranei vermi del titolo non è puramente casuale.

Le trenta copie di Earthworms escono in un gustosissimo vinilico CDr per la Aural Tempel, artwork, come al solito, curato dal buon Enfaisema. Esiste anche una versione limitata in cui viene allegata - meglio allagata, visti gli alluvioni di questi giorni - in formato A4 la copia originale della grafica usata per la coperina.

22 novembre 2019

CHICALOYOH - L'inventaire des disparitions [Magia Roja, 2020]

- L'inventaire des disparitions -

Era da un po' di anni che non scrivevo due righe su Alice Dourlen in arte Chicaloyoh. Personalmente la seguo fin dagli esordienti rilasci privati in cdr (In my garden shed) e dalle cassette di Folle Eglise, e ho avuto persino la fortuna di assistere ad un suo concerto nella mia città Torino. Un percorso musicale di ben quasi dieci anni carico di emotività e sperimentazioni sonore che han portato la giovane artista francese a un livello mondiale, nel frattempo si è trasferita dalla solitaria e distante Cherbourg alla sempre più attiva Nantes, facendo addirittura nascere una piccola etichetta immaginaria (Le Label Imaginaire).


E così, assai sorpreso, un giorno di novembre ricevo nella mail privata un suo messaggio che annunciava l'imminente nuovo lavoro dal titolo L'inventaire Des Disparitions, allegando - in francese e probabilmente la più bella e interessante press-kit che abbia mai ricevuto - tutta una serie di pagine, poemi, schizzi e ricerche giornalistiche servite come fonti di ispirazione per la nascita di questo futuro disco che uscirà in vinile per la spagnola Magia Roja (300 copie).
È senza dubbio il suo album più complesso, ad un primo approccio le dodici brevissime tracce sembrano non avere una lineare struttura, e in realtà è proprio così, almeno a livello di sonorità, in quanto molteplici sono i generi musicali racchiusi in questa ibrida e sperimentale forma audio. Il collante comunque c'è ed è da ricercare nella intimità dei brani, che quasi sempre nascondono timidi aspetti malinconici tendenti alla evanescenza che finiscono per focalizzarsi nella propria personalissima interpretazione del concetto di 'sparizione'. 


Dicevamo un collage di stili, si comincia con le introduzioni robotiche (Impulsions soniques) per finire con un breve e allegro siparietto giovanile che introduce l'arrivo di un natalizio zampognaro o di vecchi motivetti popolari (Jamais pour rien). 


Tristi filastrocche (Tatitalerta avant de dormir), inquietanti sottofondi gotici e drone-ambient, subliminali messaggi e ammalianti canti di sirene (Psychophonie pour les oiseaux disparus) si aggiungono subito dopo. Bambinesche rivistazioni di canti armeni (Boli Armenii), malinconici rimandi a cantici del sol levante (A peine eut-elle le temps de) e una strana, tetra e abissale forma jazz-noir (L'amour en fumée e Des mains fermant des bouches) saturi di magia come fossero rituali voodoo (L'envers du décor) amplificano i contenuti sperimentali.


Infine, cattedrali industriali che interagiscono con distorti e cartacei field-recordings modulandosi in poetiche strutture alla musique concrète (L'orchestre des petits papiers) e meste ballate che risuonano per le strette vie e buie di un borgo medievale bretone in gelide notti invernali (Hymne à L'Ouïe e Lèche la confiture).



L'inventaire Des Disparitions uscirà il prossimo febbraio, intanto date un ascolto, memorizzate i link e poi fateci un serio pensierino. 
Consigli per gli aquisti 2020? Assolutamente sì.

17 novembre 2019

GOLDEN HEIR SUN - Holy The Abyss_The Deepest [La Speranza, Toten Schwan, Karma Conspiracy]

- Holy The Abyss_The Deepest - 

È assai probabile che il buon Marco Valenti di Toten Schwan prima o poi ci uccida. Lo so, ma se abbiamo la possibilità di acquistare un nastro, undici volte su dieci la scelta cade sul tape. Di cosa stiamo discutendo? Ovviamente di Holy The Abyss, il nuovo lavoro di Matteo Baldi alias Golden Heir Sun e già chitarrista nei veronesi WOWS.

L'approccio di entrambe le due lunghe operette è intenso, cupo e mesto, lo si avverte chiaramente anche solo leggendo i titoli. La struttura di Holy The Abyss è un continuo crescendo, tipica del genere post-rock, raggiungendo l'apice nei momenti/passaggi in cui strazianti urla squarciano quell'atmosfera profonda e malinconica. Quella forte componente dronica è presente su entrambe le tracce, conferendo spessore, pesantezza e sensazioni opprimenti come se qualcuno ci stesse comprimendo la gabbia toracica facendoci perdere lentamente il fiato fino al soffocamento. In The Deepest, poi, la parte ambient, che si sostituisce a quella strumentale presente nella traccia titolo, amplifica la compattezza ma annulla totalmente l'aspetto malinconico tramutandolo in un vero e proprio sogno, come una sorta di ricerca della tranquillità all'inverso, ovvero verso le oscure profondità abissali, e forse è per questo motivo che le due tracce, nonostante la diversità sonora, si complementano. Entrambe le suite sono eccellenti, tanto che abbiamo fatto molta fatica a scegliere quella più adatta al violaceo condominio, solitamente qui siamo malinconici ma oggi ci va di sognare.

La versione in formato digipack cd la trovate presso la Toten Schwan o Karma Conspiracy, mentre, se volete prendere due piccioni con una fava (perchè il lato B è coperto dalla bonus track The Deepest) potete scegliere la cassetta, rilasciata in 50 unità da La Speranza Records. Menzione speciale per le grafiche curate da Coito Negato ed Elide Blind.

16 novembre 2019

NAOTODATE - See You, Zed [Mu, 2019]

- See You, Zed -

Un lavoro del genere non deve passare inosservato, spero che da queste poche violacee righe qualcuno le legga in modo tale da raggiungere lidi più eccelsi che un semplice blog. Nonostante fosse nel giro della Dio Drone, non conoscevo il fiorentino Nicola Savelli (batterista, percussionista e dj) alias Naotodate, ora cercherò di trovare un minuscolo spazio nella ormai vecchia e malandata memoria.

Prima di lasciare andare la cervellotica fantasia, cominciamo nel dire che questo album si chiama See You, Zed, e prende ispirazione dal libro di Philipp K. Dick Le tre stimmate di Palmer Eldritch (1965).
Si comincia con Ready, Unsteady, se non sapessi che si tratta di una tape penserei alla puntina di un giradischi mentre graffia il vinile, in realtà, dopo che il volume aumenta si manifesta in tutta la maestà temporalesca di ultrasoniche diffrazioni e rifrazioni elettroniche che rimbalzano all'interno di una struttura cristallina esagonale compatta fino all'esaurimento dei decibel, quasi 13 minuti di continue e invasive perforazioni laser cortico-neuronali che servono da introduzione per le ripetute scansioni cardiache techno-industriali (By THe River of Eskaton) dagli influssi arabeschi: un modo efficace per tenere sempre attivo il cuore dopo che il cervello è stato messo in una regressiva fase comatosa.
C(at)haostrofe per quanto è magistralmente aggressiva e tagliente nei suoni si rischia di finire direttamente al pronto soccorso per multiple escorazioni interne e improvvisi crisi epilettiche.
Chiude See You, Zed attraverso una sofisticata e anestetizzante modalità requiem, ovvero un subliminale messaggio sonoro che avverte della fine degli effetti allucinogeni della droga Chew-Z.

Insomma: un disco che fa fisicamente male, e per questo al condominio HgM piace assai. Vi ricordiamo che questo quinto capitolo della fantascientifica collana Nuit della Mu Versatile Label è limitata a solo 50 copie: affrettatevi!

15 novembre 2019

BOSCHIVO - Bardo dell'autodistruzione [Aural Tempel, Casetta, Toten Schwan, 2019]

- Bardo dell'autodistruzione -

Certo che Emanuele Fais alias Boschivo (ma anche Pioggia d'Ambra) è davvero un personaggio eclettico a livello musicale, e tutto questo è assai intrigante, non sai mai cosa aspettarti. Queste violacee pagine avevano lasciato il mistico-psichedelico-industriale Boschivo con Uno sguardo nella fabbrica dell'esistenza, lo ritroviamo adesso con questa versione maledettamente weird-folk dalle marcate sfumature noir.

Lo scrivo subito: questo lavoro, dal titolo Bardo dell'autodistruzione, è proprio bello. Solitamente non gradisco il folk cantato al maschile, e infatti non ne ricordo molti, non so se il poliedrico Fais conosca già, ma per certi versi si può accostare a The Skeleton's Keys (Tapemancy, 2013) di quel solitario e misterioso musicista britannico conosciuto con lo pseudonimo di The Transmutations.
Un disco da incorniciare: gli strimpellamenti appaiono come una sorta di pennellate acide e avvolgenti (Distorta luna sterile) mentre la voce non fa altro che delineare i mesti contorni dell'autoritratto del Boschivo poeta alle prese con la scrittura di quegli ultimi messaggi sigillati in una bottiglia, affidati alle onde del mare e trasportati alla deriva. Sonorità perdute nello spazio e nel tempo, abbandonate, sofferte e disperate, d'altronde il termine 'autodistruzione' mica si sceglie per per caso.
Comunque, alla fine di ogni ascolto - non so perchè, ma forse sì, però non ve lo dico - rimane impressa questa immagine: una sbiadita e oscura istantanea del condominio, un caminetto acceso, una flebile fiamma tendente allo spegnimento, la stanza satura dell'odore di legna arsa e un leggero retrogusto amarognolo in bocca come quello di un buon bicchiere di Bardolino rosso ( soprattutto la traccia titolo con quegli effetti morenti e gotici).
Canzone preferita La danza perversa delle falene: chi scopre perchè gli regaliamo qualcosa del malato catalogo.

Lavoro rilasciato in cd dalla triplice alleanza Aural Tempel, Casetta, Toten Schwan, e abbellito dalle meravigliose ed esoteriche grafiche crowleriane realizzate dallo stesso Emanuele alias Enfaisema.
Fossi in lui spedirei una copia del disco al geniale David Tibet... qui l'abbiamo comprato, ma se desiderate qualche impressione in più, beh, fate un'opera buona: acquistatelo!

10 novembre 2019

N. & TESTING VAULT - Poems of the mound [Looney-Tick Productions, 2019]

- Poems of the mound -

Davvero molto interessante quest'ultimo lavoro del poliedrico artista veneto Daniele Santagiuliana alias Testing Vault, album che vede la collaborazione di Davide Tozzoli in arte N., musicista dal volto oscuro con un più che ventennale bagaglio artistico di autoflagellazioni sonore.

Dopo attenti (spero) e ripetuti ascolti si evince chiaramente una forte impronta gotico-horror, nonché sono abbastanza evidenti i rimandi esoterici alle colonne sonore Nekromantik di Hermann Kopp o quei pochi lavori rilasciati da Michael DeWitt (Zero Kama, Korpses Katatonik).
L'inquietante introduzione sotto forma di presagio di morte lascia intendere un lungo e macabro percorso sonoro: un buio, maleodorante e ipnotico viaggio acustico dal quale non puoi far altro che nasconderti all'interno di una spessa bara e insonorizzarla con delle spesse pareti in piombo.

Si procurarono in fretta delle vanghe e la tomba, indecorosamente poco profonda, venne aperta in pochi minuti, quanto bastò per far comparire la testa del suo occupante.

- La sepoltura prematura, Edgar Allan Poe -

Ecco, appunto, questi due diabolici mascalzioni comunque ti inseguiranno, violentando e profanando il tuo putrido cadavere attraverso le riletture a voce alta di questi Poems Of The Mound; già, perchè questo è il titolo di questa persecuzione sonora, anche se, alcuni testi, più che poemi, sembrano litanie, imprecazioni e maledizioni.
Poi sì, se volete l'album musicalmente potrebbe finire nel gran calderone della dark-ambient, nonostante la presenza degli aggressivi poltergeist e delle volatili molecole carbonifere di Lunatic Box, strepitosa traccia che sposta i territori verso una più virulenta death-industrial. Ah! Dimeticavo, non fatevi sedurre dalle ammalianti e carillonesche note di The Last Sunset, restate concentrati e forse vi seppelliranno in superficie, agonizzanti, facendovi morire lentamente per soffocamento.

Un gustoso artwork, due extra track e postcard realizzata dallo stesso Daniele, aumentano il desiderio o prurito di spendere i soldini per questo necrologico lavoro, rilasciato in solo 50 copie dalla inner label Looney-Tick.

11 ottobre 2019

Lo.Obnot - Alcolismo Cronico [Ho.Gravi.Malattie, 2019]

- Alcolismo Cronico -

Per quel che vale il parere del condominio, questa è una delle uscite che più piace. Trenta minuti scarsi di ottimo noise sperimentale proveniente dall'Italia.
Questo progetto si chiama Lo.Obnot e fossi in voi ci presterei in futuro molta attenzione.
Edizione ultra limitata (19 copie) in tape trasparente, layout come sempre realizzato a mano da HgM (il titolare di questo blog) riciclando materiale trovato in giro.
Covers realizzate da Enfaisema (Boschivo, Pioggia d'Ambra)

10 ottobre 2019

ZEROGROOVE_ALESSANDRO BOCCI - The Urban Tape [Kaczynski Editions, 2019]

- The Urban Tape -

The Urban Tape è la prima uscita della collana denominata Tape Sessions, ovvero due artisti che si confrontano, interagiscono e specchiano occupando entrambi i lati (15 minuti a testa) del nastro magnetico. In questo primo split-tape troviamo: Giuseppe Fantini alias Zerogroove nonché titolare della Kaczynski Editions (vedi Haiku dei Ranter’s Groove) e Alessandro Bocci, già mastermind delle parti elettroniche nei ben noti Starfuckers.

C'è tanta matematica, e io a scuola non andavo poi così bene. Sta di fatto che i geometrici percorsi sonori e le appuntite scanalature di Zerogroove, disegnano labirintici glitch, chiptune disconnessi e sinapsi cortocircuitate. Per certi versi ricordano le musichette (nel senso buono) a 8 bit dei videogiochi anni Ottanta: quattro brevissime tracce, quattro livelli da superare a ritmi di elettro-samba e robotronica, sperando di non affondare nel tremendo game over.
Alessandro Bocci, invece, si distingue per mantenere costante quel senso di caos controllato, ottenendo sonorità più pungenti e metalliche, quasi simili a ripetuti colpetti su sottili lamiere. Asettico, una cervellotica agopuntura mentale che crea micro implosioni neuronali. Shake The Gate, oltre ad essere una traccia notevole, finisce per grattugiare industrialmente quei pochi neuroni bruciati rimasti in una sorta di cyber-punk rivisto alla moviola.

Tutta roba interessante e strana: consigliato a chi adora le tavole di Pitagora, i grafici logaritmici, l’algebra musicale e i codici binari alla Matrix. Consapevole che per alcuni The Urban Tape potrebbe risultare ostico e disturbante, qui è comunque stato un ascolto gradevole e neanche poi troppo complicato su cui scrivere due righe. Il nastro esce il 15 ottobre in una gustosa edizione limitata, in legno, dipinta a mano e ognuna diversa dall’altra.

5 ottobre 2019

IL LEBBROSO (Leper) - Lebbra [Ho.Gravi.Malattie, 2019]

- Lebbra -

Terzo e (forse) ultimo capitolo della trilogia malata di questo sconosciuto progetto noise dall'Italia.
Edizione strettamente limitata a solo sei copie.
Layout by HgM

20 settembre 2019

IL LEBBROSO (Leper) - Ebola [Ho.Gravi.Malattie, 2019]

- Ebola -

Secondo capitolo della trilogia di malattie di questo anonimo progetto noise dall'Italia. 
Edizione strettamemente limitata a solo 6 copie.
Layout by HgM.

 

14 settembre 2019

UTØYA/RHODOTORULA - Flesh Retribution [Slaughterhouse, 2019]

- Flesh Retribuition -

Cassetta uscita in un caldo e afoso luglio di questo 2019. Rilasciato dalla Slaughterhouse Records in edizione limitata. Ne fanno parte il piemontese Utøya al secolo Andrea Moio (già presente su queste violacee pagine) e l'affascinante duo milanese tutto al femminile e assolutamente da tener d'occhio delle Rhodotorula.

Utøya


Stritolamento metallico, aggressioni verbali, total terror, sanguinamenti, lame affilate alla Nightmare, escoriazioni, ematomi e profonde lacerazioni auricolari. Effetto claustrofobico con qualche sottofondo o rimando a cattedrali gotiche. Utøya è quella fresca ventata di rumore italico che squarcia di prepotenza il monotono panorama HNW, quei suoni urticanti che piacciono molto al condominio HgM, insomma: una rivoluzionaria soluzione noise sovrasatura di carbonio nel ferro.

Rhodotorula


La formula sonora che le due giovani fanciulle regalano è quella di brevissime sequenze audio di stampo grindcore tutte collegate in modo da ottenere un'unica traccia: per questo split ne son state utilizzate ben 86. Avverto una opprimente impronta idarulica, come fosse stato registrato all'interno di una vecchia e arruginita condotta forzata di alta montagna. Rivetti che saltano per la potenza di decibel e microesplosioni a livello molecolare. Un composto chimico in cui il carbonio, invece, entra e per certi versi collabora col ferro, insomma: un minaccioso agglomerato metal(lico) duro ma anche fragile.

13 settembre 2019

MOON RA - Focus [2019]

Perdonateci la pochezza delle parole, ma il condominio ci teneva a scrivere delle brevi impressioni o pensieri riguardo le ultime uscite discografiche riguardo la polistrumentista fiorentina Maria Rose Sarri conosciuta anche con gli pseudonimi di Moon Ra e MonoLogue
I lavori in questione sono:

Promenade Magnétique, Czaszka Records (2019)
GCT, The Tapeworm (2019)
mUSICA iN dIFFERENT iNUTILI sERVICES Vol​.​1, Unifactor (2019)

Ecco, ascoltando questi ultimi tre lavori di Maria Rose Sarri alias Moon Ra, essendo tutti differenti tra loro ma mantenendo sempre una cristallografia elettronica ben precisa, azzardando un pochino, ho ragionato in tal modo da ottenere una sorta di classificazione per ciascuno di essi. La prima distinzione che mi si è palesata in testa è quella relativa agli stati di aggregazione della materia, e che generalmente si distinguono con la terminologia di gassoso, liquido e solido.

Stato solido: Promenade Magnétique.

- Promenade Magnétique -

Perché solido? Principalmente per il graffiante risultato elettroacustico, ottenuto trasformando il suono atomico di alcuni oggetti attraverso vari software e il proprio laptop. Già, ho proprio avuto la percezione del fatto che, essendo le molecole dello stato solido permanentemente legate (gli oggetti), anche l'intervento di un agente esterno come l'agitazione termica (i software) non è in grado di distruggere o frantumare tali legami. Consigliato a chi, come me, piacciono le lacerazioni fisiche e mentali. 
Album uscito in cassetta per la scozzese Czaszka Records: da avere!


Stato gassoso: mUSICA iN dIFFERENT iNUTILI sERVICES Vol​.​1.

- mUSICA iN dIFFERENT iNUTILI sERVICES Vol​.​1 -

Perché gassoso? Più che altro per le atmosfere sempre sfuggevoli, a tratti anche tenebrose e pensierose (We Buy Libraries), volatili, tossiche e dolciastre come i gas delle benzine (Acid Supermarket): un continuo e caotico movimento dei suoni all'interno di un contesto poco nuvoloso. Questo perchè allo stato gassoso le particelle (atomi, molecole o impulsi elettronici che siano) sono praticamente indipendenti a causa delle grandi distanze che le separano. Ascolto difficile, ma ora che arriva l'autunno, l'umidità, il cielo grigio e le piogge si può riprendere. Cassetta limitata rilasciata dalla etichetta americana Unifactor.

 
Stato liquido: GCT.

- GCT -

Perché liquido? Si si, allo stato liquido, le molecole, essendo a contatto, tendono a disporsi in modo da rendere minima l'energia totale del sistema, formando tutta una seria di unità singole ma ordinate, e questo nonostante l'aumento di calore che prima o poi distruggerà tali unità impedendo la formazione di legami stabili nel tempo. E, infatti, ho immaginato immediatamente un piccolo feto che respira e scalcia tentando invano di bucare la sacca amniotica, e siccome quel liquido o fluido contenuto all'interno, comunque sia, avvolge, ma nel contempo nutre e protegge, GCT, per le ritmiche ipnotiche e intime, potrebbe (quasi) ricordare alcune sonorità (magari meno robotiche di queste) degli esordi, vedi Changes a nome Marie_e_le_Rose
Cento copie, cassetta, The Tapeworm.

Buy

Moon Ra - Best Before: Now.

- Best Before: Now -

Sorrido di gusto perchè questo bootleg (cordialmente regalato dalla stessa artista e di cui ne sono onorato) per uno reduce da problemi di equilibrio e vomito derivanti da Labirintite è stato un ascolto oltremododo disturbante e ostico. Sonorità elettroniche dalle pulsazioni assolutamente fuori controllo, flussi cardiovascolari distorti e repentini, corto circuiti epilettici: aiuto!
Non per tutti, e infatti, questa cassetta racchiusa in un involucro di plastica sottovuoto (forse) ce l'ho solo io.

5 settembre 2019

SPITEFUL WOMB & DJINN - Euthanasia Is Not The Answer [Death In Venice, 2019]

- Euthanasia Is Not The Answer -

Reduce dagli scompensi derivanti da un mese di Labirintite con annessa fastidiosa cervicalgia e cefalea muscolo-tensiva, mi approccio nuovamente alla scrittura attraverso questo affascinante split-tape fra il nostro Djinn e l'americana Spiteful Womb. Euthanasia is not the answer è il titolo, ed esce in tape per la veneziana Death In Venice in edizione limitata a trenta copie.

I confini sonori sono quelli della dark-ambient e del death-industrial, da cui entambi gli interpreti entrano ed escono con ottima disinvoltura. Due diverse interpretazioni e approcci riguardo il delicato tema della serena e (forse) indolore morte volontaria, altresì detta: eutanasia.
Più sacrale, religioso e insidisoso la risposta che offre Spiteful Womb tanto da far credere a un finale diverso, un ripensamento dell'ultimo istante. Resta il fatto che l'impianto sonoro e le soffuse atmosfere che ne derivano producono effetti letali e silenziosi quanto l'iniezione endovena di un potente veleno. Romanticismo, malinconica eleganza e pentimento.
Più acido, ansioso, isterico e disturbante Djinn. Elettrico per certi versi, uno schock cerebrale, una sorta di morte assisita lenta ma violenta, un pò come incatenarsi su una sedia elettrica per mesi al buio, e volontariamente farsi attraversare il corpo da un basso voltaggio fino a cortocircuitare il sistema neuronale e cardiocircolatorio. Penombra, caos controllato e nessun rimorso.
Allegate al nastro magnetico, guarda caso, troviamo una cannula e un brandello di garza sterile per eventuali lacerazioni.

Certo che se davvero una persona potesse scegliere come e quando morire...

4 settembre 2019

IL LEBBROSO (Leper) - Peste Nera [Ho.Gravi.Malattie, 2019]

- Peste Nera -

Anonimo progetto noise proveniente dall'Italia. Peste Nera è il primo rilascio di una trilogia di malattie, seguiranno in futuro Ebola e Lebbra. 
Ogni release esce in edizione limitata a solo 6 copie. 
Artwork realizzato a mano da chi gestisce questa inutile pagina e label, ovvero HgM.

 

3 agosto 2019

ENKIL & LA FURNASETTA - Industrial Archeology [Luce Sia, 2019]

- Industrial Archeology -

C'è tanta ferraglia industriale (Enkil e La Furnasetta) da fondere nella fornace in questo ultimo rilascio prodotto da Luce Sia. Visto che dietro il moniker de La Furnasetta non sappiamo chi si nasconde, teniamo sconosciuta anche l'identità di Enkil. Del primo però la provenienza sembrerebbe essere piemontese, zona Casale Monferrato, vale a dire Eternit, cioè amianto, e quindi, chi meglio può duettare affrontando un tema di archeologia industriale.

Proprio così, questo split, che si chiama Industrial Archeology, è per il violaceo condominio un bel regalo di nozze, potremmo dilungarci in fantasiose elucubrazioni ma cercheremo di soffocare i suggerimenti degli ospiti mentali.
Le chiavi che aprono i fatiscenti cancelli dell'impianto siderurgico le ha Enkil, dopodiché, in ordine e in fila per uno, fa entrare i propri operai (ossidazione, ruggine, polveri sottili, fuliggine e calamina, atomi di carbonio trasportate da gelide folate di anidride solforosa, agonia poetica e tonnellate di opprimente nichilismo) per il primo turno di lavoro affinchè lo svolgano bene e senza troppe pause caffè. Il risultato della giornata lavorativa: un ottimo processo di globulizazzione della lega metallica che renderà il prodotto più udibile, eliminando scorie acide, tensioni superficiali e diminuendo la rugosità. Archeologici rimandi sonori: CCC CNC NCN e Agonije.
La Furnasetta è un nome che mette allegria, infatti con lui si chiude il secondo turno e tutti dritti a casa a dormire. Il suo approccio è oserei dire radiofonico e subliminale, una sorta di mascherata filodiffusione aziendale che ha lo scopo di inibire i centri nervosi: asfissia e fonderia magmatica. Archologia industriale più ritmata, pungente, il rischio di infezione polmonare è elevato e l'uso di maschera con filtro è obbligatorio, insomma: tratteniamo il respiro ed evitiamo di respirare troppe fibre di amianto. Il risultato della giornata lavorativa: un discreto trattemento termochimco del metallo con lo scopo di far assorbire un elemento chimico estraneo aumentandone la durezza. Archeologici rimandi sonori: assai complicato, forse qualcosa di Gerechtigkeits Liga.

Le press-kit le odio, personalmente influenzano l'ascolto e il giudizio, preferisco annusare il prodotto fisico, però mica male come articolo, no? Scherzi a parte: è uno split che 'inchioda' come gli artwork realizzati da Elena Micheli. Audiocassetta, Luce Sia, 60 copie in tutto. Muovetevi!

26 luglio 2019

CRONACA NERA / TISSA MAWARTYASSARI – Harsh Nurse [BeTon, 2019]

- Harsh Nurse -

Dovevo averlo a tutti i costi. Era lì che urlava di dolore come un leone in gabbia. Sentivo i subliminali e tristi messaggi invadere la mia testa con quel categorico ‘prendimi, ti prego, prendimi’. 
È così è stato, un oggetto dal così alto tasso di malattia doveva per forza finire all’interno del violaceo condominio.

Si chiama Harsh Nurse, ed è uno degli ultimi lavori della nerissima Cronaca nera romana: in questa occasione il solo Adriano Vincenti (MMM, Signora Ward e molto altro) – evidentemente gli altri saranno agli arresti domiciliari – in collaborazione con la messicana/texana Monica Isabel Sanchez alias Tissa Mawartyassari. C’è poco da dire, posso anche chiudere la personalissima classifica dei migliori ascolti del 2019. Mezzora scarsa di rumore sopraffino, non lo definirei harsh, è una forma più evoluta, qualcosa di ruvido e melodico, provoca profonde abrasioni ma al tempo stesso spalma un crema emolliente sopra le ferite con immediati effetti anestetizzanti e anticoagulanti, mentre percuote il cranio come fosse una lamiera arrugginita, inietta nella scatola cranica, attraverso i bulbi oculari e con pesanti aghi veterinari, gelide nuvole di incenso al gelsomino provocando sensazioni di sballo, agio e benessere mentale. È come un tritatutto industriale, vorrebbe gettarti in un cassonetto per la raccolta differenziata accartocciando e riducento il tuo umile corpo in un'unica massa a forma di pallina composta da ritagli di alluminio e ossa sminuzzate, ma nel frattempo ti riverisce offrendoti del gustoso assenzio senza fartelo nemmeno pagare. Personalmente penso sia un disco di incorniciare, uno di quelli da imitare (non copiare) e studiare per coloro che sono ai primi approcci col noise, insomma: roba da academy awards! Per la cronaca, questo gioiello è uscito in edizione limitata a 54 esemplari per BeTon (leggasi Tavole Anatomiche) di Antonio Benini: titolare delle suddette etichette indipendenti dai packaging fantasiosi e superlativi, un personaggio anch'esso da prendere come esempio per impegno, cura e dedizione nei dettagli.

In questo momento sono la persona più contenta dell’universo conosciuto. Chi è avvezzo alla lettura di queste desolanti pagine conosce la nostra avversione verso i clericali voti, questa volta però ci tocca: avrei voluto dare un 10, però ci limitiamo ad un discreto 9.95, ma solo perché sarebbe stato più bello avere tra le mani un bel nastro magnetico anziché un cd.

20 luglio 2019

TESTING VAULT - Amnesia Milk [Looney-Tick, 2019]

- Amnesia Milk -

E' stato un 2019 ricco di produzioni e collaborazioni per Daniele Santagiuliana alias Testing Vault, e pensare che l'anno non è ancora terminato. In pausa e reduce dagli stressanti impegni esterni, scriviamo due righe su Amneisa Milk: cento copie in un delizioso formato cd con altrettanto disco bonus (Looney-Tick Productions).

Impressioni (tante e tutte belle) ricevute tramite i notturni suggerimenti condominiali. Lo ricorderemo perchè suona tremendamente morente: una sorta di requiem per persone introverse realizzato da tristi ectoplasmi provenienti da un profondo abisso sotterraneo che inscenano egregiamente un concerto con malefici rituali voodoo e tavole ouija che emettono penentranti e sibilline comunicazioni dall'aldilà sottoforma di EVP (Electonic Voice Phenomena). Borderline, bisbiglio latente, psichiatrico, psico-analitico e psicofonico.
Il disco bonus allegato, per la ruvida delicatezza dei suoni (Fingers In The Hole), per l'atmosfera malinconica (Coda II) e per quel particolare senso di smarrimento mentale (Coda I), è oltremodo superlativo: il livello di dedizione e concentrazione nella ricerca dei dettagli sonori (e non solo) è paragonabile a quella di una minuziosa cerimonia religiosa 
(purtroppo le tracce non si possono ascoltare dal web, quindi, o vi fidate oppure acquistate il disco).

Conclusione. Se non sapessi di chi è, avrei ipotizzato che Amnesia Milk fosse uno di quei lavori ritrovati, sì, uno di qulli sconosciuti e underground persi in uno scantinato, e appartenente a quella florida costola del panorama post-industriale e sperimentale tedesco anni Ottanta e che venne definito NDW (Neue Deutsche Welle), con particolare attenzione, vicinanza e attitudine ai HNAS (Hirsche Nicht Aufs Sofa) e Der Plan.
Che dite: ho scritto una minchiata?

17 luglio 2019

CULT OF TERRORISM - Megváltozhatatlanság [Toten Schwan, 2019]

- Megváltozhatatlanság -

‘Oh, tenete a mente questi nomi eh!’

Questa è la frase con cui il 4 dicembre 2015 l’amministratore di condominio di queste violacee pagine concluse l’articolo riguardo uno split-tape fra Lamia (di cui mi piacerebbe risentire cose nuove) e, appunto, Cult Of Terrorism. Mi sa che per una volta forse ci ho preso, e la prova che dietro quel moniker (vero nome Joshua Pettinicchio) e quell’unica traccia si nascondeva un artista musicalmente molto interessante, l’ho avuta con l’album Il freddo di quel che esiste (Dio Drone, 2017).

‘Megváltozhatatlanság è un inno per chi vuole solo trovare la pace con se stesso’

Leggendo questa breve descrizione (ricordo che Megváltozhatatlanság in lingua ungherese significa immutabilità) che lo stesso dal del disco, ho esclamato: ecco, non fa per me, ma solo perchè qui si è tossico-dipendenti da diagio. Poi, però, l’ho ascoltato ugualmente (son mica così cretino), più che altro per avere termini di paragone con il precedente, che apprezzai molto.

Dunque, non conosco personalmente il buon Joshua, ma da questo nuovo percorso sonoro ho idea che la pace l’ha già trovata. Un viaggio che non ha intrapreso in solitario, bensì accompaganto da quattro fedeli confalonieri dell’immutabiltà (52-Hearts Whale, Valerio Orlandini, Testing Vault e meanwhile.in.texas). Sonorità rarefatte che inchiodano e incollano il viaggiatore, con lo scopo di giungere davanti al divino (Qualcosa è perduto) con un bagaglio di prospettive e visioni ultraterrene (υπναγωγικών). 
Lavoro complicato (nel senso buono), un viatico lento, un declino gelido, esoteriche formule che portano ad un totale annullamento tridimensionale (Mitochondria): la sensazione percepita è la stessa di quella che avvertono gli eschimesi all’interno di un igloo mentre fuori imperversa una violenta tormenta di neve, con l'aggravante che sta maladetta bufera dalle atmosfere cupe e ossessive è stata provocata artificilamente da quel genio delle manipolazioni dei suoni ambientali che risponde al nome di meanwhile.in.texas
Immutabilità va a braccetto con immobilità, e infatti, c’è presenza di virus o batteri che causano effetti (quasi) isterici, Orlandini, soprattutto, si inserisce a gamba tesa nel tema dando forme sacrileghe e sostanze horror alla propria Fortezza delle spine: una sorta di immobilità schizofrenica da autoflagellazione con pesanti cilici. Daniele Santagiuliana (Testing Vault), invece, gioca e scherza a incatenarci con impedenze e resistenze elettriche, creando delirio e disorientamento come fossimo dentro un labirintico circuito elettronico: apri-chiudi, on-off e failure!

Gli artwork che accompagnano il cd visti dal web non mi piacevano, ma ora che li osservo tra le mie mani devo ammettere che sono davvero belli: Megváltozhatatlanság esce per la Toten Schwan in edizione limitata a cento esemplari, passate a dare un ascolto e occhiata. 
Comunque, questa è la prima bozza che è uscita dalla mente malata, era piena notte e con un po' di birra in corpo, se non piace, pazienza: 
non si replica (sorriso).

11 luglio 2019

MURMUR MORI - Joi, Solatz e Dolor [Casetta, 2019]

- Joi, Solatz e Dolor -

Due righe veloci però le voglio scrivere. Non di dilungo più di tanto coi cenni biografici poiché ormai sono una valida e nota realtà musicale dell’italico (e mi sa non solo) panorama neofolk-indipendente. E così, la quarta e ultima fatica musicale (si fa per dire, secondo me si divertono davvero tanto) dell’ormai collettivo Murmur Mori si chiama Joi, Solatz e Dolor, ed esce per la Stramonium e Casetta in formato Cd, corredato come al solito da un gustosissimo booklet di ben 12 pagine.

Accattivanti filastrocche dagli spensierati e amorevoli rimandi alla bellezza della natura. Melodie folk dal timbro medievaleggiante, dei giovani menestrelli in cerca di un nuovo padrone a cui chiedere di poter cantare in tranquillità le proprie gioie, sollazzi e dolori. Canzoni ricercate a livello strumentale, ottimi come al solito testi e parti vocali, insomma: fortificate con amore, è sempre una immensa gioia ascoltare le loro soavi armonie.
Una collaudata formula che non ha ancora fallito un colpo. Un discreto lavoro, tutte tracce che si lasciano ascoltare gradevolmente, con quel forte prurito o voglia di riascoltarle immediatamente dopo, ecco, magari non in casa, ma viaggiando con la mente, pensando di passeggiare al crepuscolo tra le rovine di un castello abbandonato o fra le strette vie di un antico borgo medievale bretone, filosofeggiando formule magiche, sorseggiando del buon sidro e respirando aria druida.

Visto che li seguo fin dagli esordi e posseggo fisicamente tutti i loro lavori, se devo fare una sorta di classifica, lo ritengo un gradino sotto a Radici (tra i migliori dischi italiani che abbia ascoltato negli ultimi anni), anche perché canzoni/melodie come La tomba nel Busento o Il gomitolo Rosa ti rimarranno nella testa a vita. Ricordandovi che una parte del ricavato delle vendite verrà devoluto al fondo forestale, per il resto: 
affidabilità top!

10 luglio 2019

PETROLIO / MADEMOISELLE BISTOURI - Playing with aliens / Ass is worth [Luce Sia, 2018]

- Playing with aliens / Ass is worth -

È dal 2015 che non scrivevo due righe su quel monello di Claude Ashwood from Brescia (vedi Black Mass For White Souls) aka Mademoiselle Bistouri: vabbè, ma lui ormai è famoso universalmente che non necessita di ulteriori verifiche. Questo split - uscito nel tardo 2018, 60 copie in cassetta, rilasciate dalla celebre Luce Sia - con l’astigiano Enrico Cerrato alias Petrolio è l’occasione giusta per ritornarci su, dal momento che entrambi gli act (visti anche in versione live) continuano a soddisfare il sempre più malconcio padiglione auricolare di questo violaceo condominio.

Playing With Aliens è il titolo che Petrolio ha scelto per la sua parte di elettronica sperimentale (questo è il testo che si legge ovunque). Quattro tracce per poco più di venti minuti di Sfida all’ok Corral. Già, questo perchè l’impressione trasmessa da questa breve pellicola a colori è la stessa di una ambientazione western futuristica in un pianeta alieno (Unsane). 
Come il cianoacrilato vorresti non restare incollato, vorresti saltellare e toglierti le cuffie, ma purtroppo qualche lieve goccia riesce a sfuggire dal tubetto tanto da rimanere inerme come gli insetti nella carta adesiva moschicida. Acicularità nei suoni, laser e frequenze distorte, pulsantiere switch on/off, aggressioni industrial-noise (Betrayed By Fur) completano la colonna sonora: dead human!
Sul Bistouri, ahimè, questa volta mi devo ricredere: Ass Is Worth è HNW, nudo e crudo, urticante, che però piace. L’approccio è (ovviamente) legato o a mutilazioni oppure pornografia, ma di un certo livello, quella realizzata in set da falegnameria industriale abbandonata. Avverti sensi di svenimento, circolarità (non intendo aureole neh) al cervelletto, destrutturazioni, distrazioni (anche muscolari), distruzioni e masturbazioni (quelle tante).
Cazzo (e stavolta ci sta!) se graffiano sti venti minuti, peggio delle affilate lame di Freddie Kruger, e la cosa bella è che sembrano essere accompaganti da un crudele e inquietante rumore di sottofondo mozartiano: monolitico!

L’esame l’abbiamo passato, siamo ancora tutti interi. Alcune copie sembrerebbo essere ancora disponibili. Nel caso vi capitasse un'occasione, fateci un pensierino, e comunque, queste poche righe son state scritte in una delle tante notti di insonnia condominiale, ma rileggendole ora ci accorgiamo che: tutto ciò non ha alcun senso (e sorrido). 
Buon ascolto.