Altra uscita di qualche anno fa della Menstrual. Vi lascio quella schifosa di recensione che scrissi due anni fa.
Se per una volta unissimo tutta la redazione in un progetto
comune, ossia recensire l'intera discografia di Maurizio Bianchi, il
risultato ottenuto non basterebbe a colmare la distanza dalla Terra alla
Luna (come in un romanzo di Jules Verne), ma lo sforzo sarebbe comunque
fantascientifico. Maurizo Bianchi, infatti, è ormai riconosciuto come
una tra le più importanti e influenti figure del panorama musicale
industrial e gli appartiene una discografia smisurata, iniziata nei
primi anni 80 (con svariati nastri e in modo frenetico), costellata di
molte vette e che prosegue tuttora, nonostante un breve periodo di finto
e silenzioso anonimato.
Per entrare nel suo turbato mondo, per scovarne le complesse coordinate
musicali, ci serviamo di poche essenziali parole che William Bennett,
esponente di punta della storica band industriale inglese dei
Whitehouse, scrisse durante l'ascolto di "Symphony For A Genocide",
album del 1980, definito dai più autorevoli critici musicali il miglior
lavoro di Bianchi: "There are two different MB styles - the
technological power works and secondly the low key depression pieces
which this record belongs to. All types of death do well with this
ultimate funeral - Maurizio is ready to unload his death cargo".
"Dioxi", uscito in una edizione limitata di 151 copie per l'etichetta
indipendente lombarda Menstrual Recordings, entra di diritto nello stile
depressivo/ossessivo, e presenta sostanzialmente un tema religioso.
Bianchi, già con "Psalmodiam", lavoro del 2007 in collaborazione con
M.D.T. (Museo Della Tortura), si era servito di scritti religiosi, i
Salmi in particolare. Il nuovo lavoro, invece, che si avvale della
collaborazione di Siegmar Fricke, prende ispirazione e forma dal quinto
capitolo del Vangelo secondo Matteo, di cui sono riportati alcuni versi
tra i credits: "Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché
di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi
per causa mia" (Mt, 5,10-11).
Nove sono le tracce che compongono il disco, suddivisibili in tre
ipotetiche sezioni: l'attesa, l'analisi e il giudizio ultimo.
L'attesa ("Dioxi Persecutionem") è caratterizzata da suggestive e
pulsanti manipolazioni elettroniche, timbrate da ritmi lievemente
marziali e abrasivi che immobilizzano il tempo, le attività motorie,
bloccando i restanti istinti animaleschi in una sorta di paralisi che
provoca ansia. Siamo nell'anticamera del limbo.
Successivamente frequenze d'onde sinusoidali e loop ipnotici sondano lo
scenario scuotendo la psiche, dapprima mestamente ("In The Arena")
attraverso chiare sfumature dark/ambient degne del miglior Lustmord, poi
diventando impulsivi e aggressivi ("Stipes Patibulum"). L'analisi si
rivela essere un bombardamento informatico che induce al formularsi di
domande e al susseguente panico. E' questo l'ingresso nel Purgatorio.
Infine, traumatici soundscape, bizzarre e oscure manipolazioni
elettroniche ("Martyrdom") assumono forma e onda più industriale, come
se una corrente elettrica alternata persistesse sui nostri umili corpi,
mentre rumori di alta tensione e graffianti frustate sonore ci
inducessero all'auto-flagellamento. Tutto ciò non può essere nient'altro
che il giudizio finale, passo finale prima del meritato Paradiso.
Siete di fronte a un disco apocalittico che analizza le ruvide pareti
del vostro io, che raschia ed elimina le malvagità, ma che è anche un
percorso spirituale e introspettivo: tre gradi da superare, dopodiché
sarete pronti per conoscere DioXI.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
(Mt, 5, 8)