26 giugno 2019

RANTER'S GROOVE - Haiku [Kaczynski, 2019]

- Haiku -

Per la serie scriviamo due righe veloci. 
Ieri è giunta una velina nel fatiscente scantinato, ovvero: un duo fiorentino dal nome Ranter's Groove, formato da Giuseppe Fantini e Niet F-n, peraltro co-fondatori della giovane etichetta Kaczynski Editions (dal famoso criminale americano Unabomber) per la quale esce, in formato cd, il nuovo lavoro Haiku (omaggio ai brevi scritti dell'artista giapponese Masaoka Shiki), seguito del precedente album Musica per Camaleonti. 
Non conoscevo affatto né label né la band, ma siccome il violaceo condominio è assai curioso, dove avverte puzza di muffa e spore assassine che volteggiano nell'aria nell'attesa di infettare qualcuno, ci si butta dentro come quel bimbo che ha in mano un nuovo giocattolo appena comprato.

Seza alcun dubbio, l'arma vincente di Haiku sta nella brevità delle tracce (tutte intorno ai due minuti o poco più). Eh già, perchè se non si è predisposti allo strano impatto, è possibile che si abbandoni l'ascolto. Purtroppo per me, terminata la primo step non aspetti che arrivi il prossimo messaggio subliminale, dovuto perlopiù dai quasi impercettibili spettri vocali in lingua nipponica inseriti all'interno, come fossero una sorta di effetto domino mentale dal quale non puoi che uscirne soddisfatto ed euforico.
Lavoro oltremodo interessante: sedici dadaistiche pennellate d'autore, un collage di immagini tutto da svelare e con un'anima, a mio avviso, malinconica (vedi immagine realizzata da Daisuke Ichiba). Un affresco sfuggente e sbiadito - che non significa negativo, anzi - realizzato con estrema cura e infarcito con registazioni ambientali, grezze gratuggie industriali (queste piacciono un casino), musica concreta, interferenze radio, sottofondi eterei e chissà quanto altro. Il tasso di stranezza è alto, e questo è un bene. Non piace fare paragoni, ma per certi versi Haiku è come se incontrasse quella sorta di kitchen-folk sperimentale di Musica da Cucina o le varie registrazioni cittadine - fatte con un walkman - di Aki Onda presenti nella collana Voice Studies (My Dance The Skull, 2013).

Avete memorizzato? Mi auguro di sì, e buon ascolto.

19 giugno 2019

INTERVISTA: Angelo Guido [meanwhile.in.texas]

Il condominio che gestisce queste violacee pagine ha posto alcune domande al talentuoso Angelo Guido alias meanwhile.in.texas. È venuto fuori quel che mi aspettavo, un artista senza pregiudizi, fuori dagli schemi ed amante della natura. Leggete tutto fino in fondo, non rimarrete delusi.

- meanwhile.in.texas -

1.
There are lots of other terms that people use for me: musician, sound designer, sound artist: simply I’m a sound recordist. (Chris Watson). 
Se vuoi scrivi una mini biografia, gruppi preferiti, come sei arrivato qui etc, io però - con riferimento alla risposta del buon Watson - vorrei sapere: tu, come ti definiresti?

- field recordings -

Innanzitutto, ti ringrazio per l'ospitalità e la consueta gentilezza. Per rispondere al buon Watson, solitamente mi presento come un musicista/sound artist, ma le definizioni – spesso – sono così labili da risultare persino stucchevoli. Il progetto meanwhile.in.texas ha inizio circa 4 anni fa con l'intento di combinare elementi di musica ambient, noise, drone e field recordings. Dapprima affascinato dalla sperimentazione sonora mediante l’uso non convenzionale della chitarra elettrica, nel corso degli anni ho coltivato un vivo interesse per le registrazioni sul campo, per i sintetizzatori (dietro lo pseudonimo di Lonesome Machines, costruisco effetti a pedale e drone machine che vanno a comporre una parte essenziale del mio “equipment”) e per la manipolazione del suono attraverso i software di editing audio, percorso culminato con il conseguimento del Master in Musica e Comunicazione Audiovisiva presso l'Università del Salento. Mi piacciono Fennesz, Labradford, Pan American, Loscil, Deru, Grouper, Brian Eno, Éliane Radigue, Marcus Fischer, Machinefabriek, Phill Niblock e Tim Hecker. Altre grandi fonti di ispirazione, anche se qualche nome potrà sorprendere, considerando il mio percorso, sono Sonic Youth, at.the.drive-in, Fugazi, The Mars Volta, Slowdive, Syd Barrett, Codeine, Einstürzende Neubauten, Panda Bear, Jackie O'Motherfucker e Haxan Cloak.

2.
Pare che Vangelis iniziò a comporre a 4 anni, e buona parte delle proprie conoscenze musicali sono autodidatte, addirittura pare non abbia una conoscenza base sulla lettura e scrittura delle note musicali. La premessa secondo me è pertinente per domandarti: si può definire un musicista anche colui che usa soltanto programmi per computer o sei anche tu un integralista tipo i jazzisti?

Per quanto mi riguarda, è musicista colui/colei che fa musica. Mi importa davvero poco quali sono gli elementi e/o gli strumenti che concorrono alla produzione di un disco. Certo, io ho una predilezione per strumenti analogici e l'hardware in generale, ma sono il primo a fare spesso ricorso ad un loro trattamento digitale. Non coltivo né pregiudizi né preconcetti, a tal proposito.

3.
Pensi che il web (intendo webzine italiane) ti abbiano dato molto spazio all’interno delle loro pagine? Secondo me no, è più facile fare audience con nomi più rinomati che sondare nuovi territori. 
Esprimi la tua opinione in merito, ma fai attenzione a come rispondi, potresti farti dei nemici.

Ci sono alcune webzine che hanno sempre manifestato un sincero interesse nei confronti della mia musica: penso a Sherwood (Mirco Salvadori), Music Won't Save You (Raffaello Russo), SoWhat (Peppe Trotta), Rosa Selvaggia (Stefano Oflorenz), OndaRock (Davide Pappalardo), FLUX (Alessandro Violante) e SonOfMarketing (Nico Orlandino). Ad ogni modo, per rispondere alla tua domanda... no. Trovo maggior spazio su radio e webzine straniere e, di questo, non sono assolutamente dispiaciuto. Scardinare determinate dinamiche non fa assolutamente parte del mio “mestiere”: sono poco (scarsamente) incline ai compromessi e, inoltre, sono geograficamente lontano dai milieu che “contano”. Anziché lavorare su questi limiti, soggettivi ed oggettivi, preferisco di gran lunga concentrare i miei sforzi sulla produzione musicale.

4.
Bello il vinile, si si, per carità, ma trovo il pubblico che lo adora in assoluto modaiolo, tipo quelli che si portano il disco a casa e manco lo ascoltano perché si potrebbe rovinare o magari non hanno neanche giradischi. (Music À La Coque). 
Secondo te ha ragione? Per me sì, ma io odio il vinile. Dimmi la tua al riguardo.

- audiocassette -

Non faccio distinzioni di sorta fra cassetta, CD e vinile. Acquisto ed ascolto musica in tutti i formati, sebbene – complice l'ascolto in auto – mi ritrovo ad ascoltare soprattutto CD.

5.
Il lavoro a cui ti senti di aver dato il meglio? A me è piaciuto molto Fernweh (per quel che riguarda le collaborazioni) e The worlds we left behind (in solitario).

- Fernweh -

Probabilmente “Fernweh” perché è stato a tutti gli effetti il mio esordio discografico (affianco al mio amico Skag Arcade a.k.a. Paolo Colavita): non avrei mai pensato di approdare sin da subito su una label del calibro di LUCE SIA. Ancora oggi, quando mi capita di rileggere i nostri nomi accanto agli artisti che compongono il catalogo di questa etichetta-gioiello svizzera, ho i brividi: Gerstein, Sshe Retina Stimulants, Devis G., Laxative Souls, The Tapes, Officine Schwartz, Bad Sector, F:A.R., Deison, ecc. rappresentano la storia di un genere. Per me è un motivo di estremo orgoglio essere lì. In solitaria, sono molto legato a “Take Black Pills”.

6.
Noto che ti piacciono le collaborazioni. Come mai? Quella che ti ha più coinvolto, dai non fare il timido? Una nuova con la quale ti piacerebbe fare qualcosa assieme? Per inciso, il brano con Sergio Albano presente in Requiem. A Journey to Alpha Centauri è qualcosa di davvero molto bello (fare qualcosa di più lungo, no eh).

- meanwhile.in.texas -

Le collaborazioni nascono, prima di ogni altra cosa, dal desiderio di condividere suoni e rumori con musicisti che sono innanzitutto amici. Sono legato in egual misura ai lavori condivisi con il su citato Paolo, Rooms Delayed (Vincenzo Nazzaro) e Banished Pills (Edoardo Cammisa). Per quanto riguarda Sergio Albano, gli sarò sempre grato per il suo contributo all'”ouverture” di “Requiem: A Journey to Alpha Centauri”: i suoi Grizzly Imploded sono storia. Potermi servire della sua chitarra in alluminio è stata, anche qui, una soddisfazione impagabile. Potessi scegliere, chiederei di registrare un disco assieme a Marcus Fischer.

7.
Nell’ultimo lavoro Technicolor Dreams è, rispetto alle opere passate, molto accentuata la componente ambient derivante perlopiù dai field-recording, puoi sentire l’odore del mare, le mareggiate e qualche leggera brezza della tua zona Brindisi. A quando un lavoro più death-industrial, cupo, sulfureo e con minacciose nuvole temporalesche? Sei pugliese, in fondo non solo a Brindisi c’è il mare, dai fatti una piccola trasferta e raccontaci qualche acre sfumatura del siderurgico tarantino.

- Technicolor Dreams - 

Presto. È di prossima pubblicazione un piccolo lavoro che condensa un po' tutta l'esperienza (ambient, drone, industrial) meanwhile.in.texas.

8.
Ci spieghi passo passo come nasce un tuo lavoro, dall’argomento, ai titoli, alle collaborazioni scelte, etc etc?

Quasi sempre, inizia tutto con la registrazione di chitarre su nastro su cui, poi, si innestano field recordings, sintetizzatori e strumenti autocostruiti. Segue, poi, una lunga fase di cut & paste e, dove previsto, di trattamento digitale. Solitamente, sono le letture, le visioni e le esperienze del momento a dettare argomenti e titoli. Quanto alle collaborazioni, arrivano diverse proposte ma sono costretto a scegliere per questioni di tempo e perché meanwhile.in.texas resta e resterà sempre, ad ogni modo, un progetto condotto in solitaria.

9.
Il tuo suono è per certi versi una sorta di drone-ambient dall’assetto variabile, e questo è un bene, altrimenti non ti ascolterei, mi annoia la mancanza di variazioni sul tema. Penso che ti stia divertendo un casino e, personalmente, trovo che il ricercare nuove sonorità nella sfera naturale sia qualcosa di oltremodo affascinante, oltre che di infinito. A proposito, da amante dei suoni ambientali: sono anziano e magari mi è sfuggito, quando è previsto un album di solo field-recordings?

Trovo che agire costantemente nella propria comfort zone sia di una noia mortale. Anzi, non escludo l'eventualità di dedicarmi ad un lavoro slowcore o shoegaze, in un futuro molto prossimo. Non è previsto un album di soli field recordings ma, di certo, ho intenzione di abbracciare sempre più un'ambient il più organica possibile.

10.
Come scegli le etichette per i tuoi lavori e, se puoi dare anteprime, nuovi lavori in vista?

Talvolta arrivano proposte di pubblicazione dirette, facilitandomi il compito, mentre altre volte sono portato a scoprire un'etichetta grazie ad un ascolto, una suggestione o ad una release di un artista/un'artista che ritengo compatibile con il mood che caratterizza meanwhile.in.texas. Sono previste quattro uscite per i prossimi 18 mesi, disseminate fra etichette italiane e straniere ma preferisco non sbottonarmi più di tanto, per adesso!

11.
C’è qualcosa che vorresti chiedere al violaceo condominio HgM?

Qual è il tuo musicista preferito? E perché proprio meanwhile.in.texas?

Questo è un anziano condominio, si va a periodi storici. Attualmente, e diciamo da almeno una decina di anni, l'artista preferito è la giapponese Sachiko. Abbiamo scelto di proporre una intervista a meanwhile.in.texas perchè possediamo gran parte della discografia, e dal momento che (forse) si conosce il lato musicale, si aveva piacere di conoscere 'quell'altro aspetto'.