21 marzo 2015

FELICIA ATKINSON & DUCHAMP - Sculpture [Idiosyncratics, 2015]

- Felicia Atkinson -

- DuChamp -

Davvero bella questa cassettina. Vabbè, vi lasciamo il solito link di pseudo-recensione scritto da me, abbiate pietà.

Si chiama Sculpture, ed è l’introspettivo bassorilievo drone che unisce l’artista franco/belga/canadese Felicia Atkinson (Je Suis Le Petit Chevalier) e l’italiana DuChamp, che torna a farsi sentire dopo l’ottimo Nar (Boring Machines, 2013).
I 17 minuti e 17 secondi della Atkinson inquietano: cominciano alieni e siderali, terminano minacciosi e psichedelici. Restano comunque sempre offuscati da una forte carica di sonorità ethereal e drone, che mascherano rispettivamente la regia dell’oscura presenza ectoplasmatica che orchestra i momenti ansiosi e della fata turchina che invece gioca sulla componente dolciastra. Mi son chiesto se la ripetizione di quel numero, assai scaramantico dalle nostre parti, sia una coincidenza, oppure una cosa voluta.
DuChamp insiste e prosegue sulle stesse frequenze, accentuando i toni (inteso come sensazione di pesantezza, vedi le distorsioni, le aggressioni metalliche e quelle che sembrano apparire martellanti campane) e conferendo alle due tracce – tramite tutte le sfumature del colore nero (Felicia Atkinson ha preferito manipolare il proprio rosso fiammante) – formule magiche lacrimevoli e malinconiche, racchiuse e avvolte in una cappa nebbiosa, tetra e satura di disperazione.
Il fatto che lo split possieda una sua consequenzialità sonora, mi ha fatto subito pensare che anche le tracce della musicista italiana – come lo sono quelle della Atkinson – siano state ispirate dal film “Carrie” di Brian De Palma. Mi sbagliavo, hanno qualcosa di più intimo e doloroso, qualcosa che soltanto l’artista in questione può spiegare e sentire.

15 marzo 2015

MARTA ZAPPAROLI - Chaotic Alterations [Idiosyncratics, 2015]

- Marta Zapparoli - 

Un pezzetto d'Italia che piace tanto. Vi lascio sotto l'articolo scritto da me per la webzine The New Noise. Buona lettura ... e se non capite qualcosa, tipo lastroni d'idrogeno condensato o fusioni rigenerative, chiedete pure, vedremo di svegliare qualche "ospite".

Eh, lo so, non vi piacciono le storielle, ma qui se non raccontiamo, non scriviamo. Non ho molti contatti, sia dal vivo, sia su social network, quindi mi tocca spulciare tra gli amici degli amici. E così, leggendo un post di Musica Dispersa sulla bacheca di LaMetàFisica (relativo ad uno streaming radiofonico), scopro e leggo per la prima volta il nome di Marta Zapparoli: giovane artista italiana con base da qualche anno a Berlino.
Microfono ad alta sensibilità, idrofono, tape recorders, reel to reel machine, e tanta abilità nel creare, da semplici rumori, quella gradevole formula chimica, altresì detta melodia. Catturare i suoni ambientali di qualsiasi tipologia per poi storpiarli e manipolarli a proprio piacimento è sempre stata una mia fissazione, anche perché sono lì, gratis e alla portata di tutti. Non molto tempo fa, col mio scrauso Tascam e cellulare sempre a portata di mano, provai a registrare tutto quello che ritenevo interessante, per poi processarlo al computer. Ovviamente i (miei) risultati furono scadenti, mentre la nostra Marta, che sa il fatto suo, in questi trenta minuti di Chaotic Alterations (cassetta limitata pubblicata dalla belga Idiosyncratics) ottiene risultati davvero ottimi, dimostrando ancora una volta che si può fare musica sfruttando quello che offre la natura, cioè i cosiddetti suoni primordiali, come direbbe l’ospite buono che alberga nella mia testolina. Riesce a trasformare i versi satanici dei pipistrelli (Kelelawar) di Dave Phillips in api regine impazzite, una sorta di frastornante metamorfosi che provoca la furia aggressiva degli insetti e che termina col suicidio di massa verso barriere elettrificate. Nel frattempo, possiamo distrarci con macchine tritaghiaccio che cavalcano lastroni di idrogeno condensato, pioggia acida battente e correnti fluide ascensionali che squarciano il sottofondo drone derivante dalla collisione di due comete. Qualche urlaccio straziante conferisce un tono leggermente infernale, mentre una valanga di scontri di utensileria da officina meccanica e fusioni rigenerative di metalli nobili di un’acciaieria chiudono il nastro in chiave industrial-noise.  

Non credo, ma se per caso questo scritto ha catturato la vostra attenzione, sappiate che in giro ci sono numerose tracce, sparse in altrettante netlabel e tutte da ascoltare. Da segnalare anche un interessante progetto parallelo, in cui i rumorismi di Marta Zapparoli s’intersecano con gli estremi e diabolici vocalizzi di Alessandra Eramo.

7 marzo 2015

OCCULT - Skogen [Self-released, 2015]


Purtoppo siamo arrivati in ritardo anche questa volta. La cassettina, dal titolo Skogen (Foresta), è già andata esaurita nel giro di poche settimane, ed è uscita nei primi giorni di febbraio, mica lo scorso anno neh. Comunque, le Occult sono un duo tutto al femminile (ancora non ho capito bene i loro nomi, ma è poco importante ... al momento) proveniente da Helsingborg, in Svezia.
Devo aggiungere altro, non credo, solo che queste sonorità inquiete piacciono un casino ... ma questo l'avete capito (credo) ormai da parecchio tempo. 
Beh, buon ascolto e non perdetevi all'interno del bosco eh ...