21 settembre 2014

SVART1 - Su Mantu Nieddu Portade [Autoprodotto, 2014]


Svart1 è Raimondo Gaviano e tira avanti dal 2008. 
Non è la solita dark-ambient. 
Album notevolissimo, fatelo girare.
Vi lascio le sue poche parole che rendono meglio l'idea del concetto sonoro:

“Su Mantu Nieddu Portade” rappresenta il percorso musicale lungo 4 anni (dal 2007 al 2010) il cui comune denominatore risulta essere la nostalgia ed il ricordo della Sardegna abbandonata per insegnare prima in Lituania poi in Ucraina, Germania e Ungheria.
Un viaggio musicale in cui field recordings (estrapolati dal testo"Tracce di Sacro" della Condaghes edizioni 2003 a cura di Emanuele Garau) ed ambientazioni sonore della Sardegna si miscelano con una concretezza di genere ambient tipica dell'universo sonoro di Svart1.
Un viaggio misterioso e talvolta cupo ma senza cadere in inutili e vanesie mitologie arcaiche sarde per ribadire la semplice potenza del non volere dimenticare le proprie origini.

Buon ascolto!

14 settembre 2014

AMANDA FEERY - Spells From The Ice Age [Fort Evil Fruit, 2014]

- Amanda Feery -

Questo blog sta prendendo sempre più una piega al femminile ... vabbè, comunque sia, questa domenica mattina torinese - leggermente velata nel cielo - ci va di ascoltare un pochino di pianoforte. Lei si chiama Amanda Feery ed è irlandese. E' una compositrice di musica moderna ed elettroacustica, facendo particolare attenzione verso l'uso del piano e della voce (non in questo caso), orientandosi verso sonorità folk, ma non in questa cassetta, dove invece è predominante la quiete o rilassatezza (e ti pareva) e l'intimità.


... e questa è la cover della sua prima uscita dal titolo "Spells From The Ice Age", pubblicata dalla piccola etichetta (sempre irlandese) Fort Evil Fruit. 
Diciamo che è una altra modalità di suonare il pianoforte, e per restare nel blog cito Mujika Easel, ma d'altronde Irlanda e Giappone sono già lontane nel mappamondo, figuriamoci in quante altre cose sono distanti.
Dunque, lasciamoci incantare da questi suoni dell'era glaciale, da non intendere però come trasmissione di emozioni di gelo, ma bensì come unico blocco di ghiaccio, difficile da scalfire o da raggiungerne il cuore.
Noi segnaliamo, poi come al solito siete voi che decidete se darci un ascolto ...

8 settembre 2014

CAMILLA SPARKSSS - For You The Wild [On The Camper, 2014]

- Camilla Sparksss & Gatto - 

Et vabbè ... non pensavo che la recensione per The New Noise venisse pubblicata così velocemente. Dunque, come dicevo da altre parti, se non passi da Torino per un live non ti faccio più "amica" (scherzo eh).
Siamo a settembre ... è ora di valutare le migliori dieci uscite, e secondo me "For You The Wild" ha serie possibilità di entrare in lista.

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Da anni bassista e vocalist nei Peter Kernel, la canadese trapiantata a Lugano Barbara Lehnhoff debutta in solitario – nonostante dietro questo progetto si nasconda Aris Bassetti, l’altra metà della band svizzera – con lo pseudonimo di Camilla Sparksss.
For You The Wild è il suo primo lavoro sulla lunga distanza e racchiude molti dei precedenti singoli vinilici dell’ultimo anno solare. La sua immagine sempre stralunata, l’attitudine punk e una sana nostalgia electro-pop anni Ottanta la accompagnano e fanno da sfondo a queste dieci brevi tracce. Le atmosfere fumose, le luci stroboscopiche, certe sfumature estive e goliardiche (leggasi Subject, Alain Neffe), i ritmi incalzanti e danzerecci stile Kas Product, i rumori elettrici e distorti (“Europe” e “For You The Wild”) e l’aggressione lisergica di “You Are Awesome” servono invece da catalizzatore per addensare questo marcio intruglio chimico/sintetico. Ah, quasi dimenticavo, in alcuni passaggi sembra di ascoltare vecchie produzioni targate Vita Noctis. Questo significa semplicemente che c’è anche uno scheletro malinconico, rinforzato e sorretto da sonorità lugubri, gelo e brividi di paura (“Precious People” e “White Cat”). Per farla breve: una malata rivisitazione 3.0 della storica scena coldwave francese (o un omaggio, se vogliamo), con qualche piccola variante cyber-noise e post-punk.
Queste tipologie di suoni/rumori, generate dalla mente di fanciulle isteriche e strambe, piacciono un casino. Speriamo ci sia un seguito, ma soprattutto di vederla dal vivo (Avgvsta Tavrinorvm non sarebbe male), coreografie e ballerine incluse. Per gli amanti della tape culture: sappiate che gira anche una versione limitata nel vostro formato preferito.

Videoclip isterico ... dai, fate come me. Fate roteare la testa e nel frattempo urlate facendo lo spelling del suo nome: C.A.M.I.L.L.A  S.P.A.R.K.S.S.S.

7 settembre 2014

ANNA GARDECK - Bondage Women [White Ashes, 2014]


Eh, io avrei voluto mettere una sua foto, ma in rete non si trova nulla. ... dai, facciamo finta che dietro quella maschera c'è la misteriosa Anna Gardeck. Che vi devo dire, ognuno ha i propri album del cuore, e "Bondage Women" è per me uno di quelli.
Vabbè, ecco la pseudorecensione rilasciata per la webzine The New Noise ...

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Anno 2000, quello del millennium bug, che poi finì per essere un colossale flop mediatico. È però anche l’anno in cui una misteriosa Anna Gardeck pubblica Bondage Women, un disco con le stigmate, destinato a rimanere nell’hall of fame del genere industrial-noise. L’artista austriaca (?) è però avvolta da un alone di mistero, non solo perché è difficile trovare sue notizie in giro (qualcuno potrebbe perfino pensare che non esista), ma perché questo è l’unico lavoro finora realizzato. Sì, lo so, è possibile trovare il suo nome – assieme a quello di Sven Bussler (ovverosia mister Wappenbund) – fra i credits dei due capitoli Wiener Aktivisten, ma Anna Gardeck sarà sempre ricordata per questo disco, già alla quarta ristampa (per White Ashes, la prima e ultima label ad averlo pubblicato, anch’essa vicina a Bussler): veste grafica quasi simile alla precedente, nessuna traccia bonus ma identico voyeurismo sonoro, fatto d’attillati corsetti viola, ambigue maschere, lacci neri plastificati, asfissianti bavagli e – ovviamente – tanto latex, o forse sarebbe meglio dire animallattice, come il titolo dell’ipnotico brano industrial del 1987.

Apre “Rubber Rituals I”, una sorta di malizioso preambolo erotico. Anticipa l’atto sessuale con scariche temporalesche e opprimenti basi dark-ambient, che intrecciandosi con sonorità marziali e sanguinolenti colpi di frustini d’acciaio, ne accentuano i toni tenebrosi, assumendo così sfumature (quasi) sadomaso. Intanto, una robot scandaglia step by step la perversa pratica amorosa, eseguita all’interno di una gabbia di platino elettrificata e rivestita di chiodi arrugginiti (“Gestörte Zweisamkeit”). L’atmosfera classicheggiante di “Verachtung” (che significa disprezzo) non basta ad attenuare la costrizione fisica, provocata dalle continue fustigazioni, dalle legature sempre più strette e dalle immagini e dai rumori di martelli che percuotono pesanti incudini in ghisa. “Rubber Rituals III” chiude ad hoc il cerimoniale: in poche parole, come suonerebbe oggi un’ouverture di musica classica se Mozart, Bach, Beethoven e Wagner si trovassero assieme per un’improvvisata sessione industrial austro-prussiana.
Quindici anni e – si diceva – ben quattro edizioni. È evidente che ha una discreta richiesta, altrimenti non si spiega il perché le prime release siano (quasi) introvabili. È uno di quei dischi da aggiungere nel proprio catalogo delle malattie, dunque da acquistare. Per quel che mi riguarda, è anche stata la ghiotta occasione per spostare finalmente il cd di Renato Zero, posto accanto al “Now Wait For Last Year” della compianta Caroline K.

6 settembre 2014

CLARA ENGEL - Ashes & Tangerines [Arachnidiscs, 2014]

- Clara Engel -

... ma quanto ci piace questa candaese dal volto androgino. 
Oggi ci chiedevamo se ci fosse qualcosa di nuovo, ed ecco spuntare questo "Ashes & Tangerines". E Noi lo sapevamo che qualcosa doveva sfuggire, accidenti alla (mia) pigrizia e alle troppe uscite discografiche.


Purtroppo, siccome arrivo in ritardo, la cassettina è esaurita. Pazienza, aspetteremo di trovarla in giro. Comunque una confezione del genere deve assolutamente finire nella mia dimora torinese, sempre più oscura e tenebrosa ... ma solo perchè non amo molto la luce, sia solare chee artificiale, sono ammesse solo quelle delle candele.
Oh! niente rituali voodoo o cose del genere neh, precisiamo!


Dateci un ascolto ... noi intanto vi lasciamo la recensione di "Secret Beasts": album (tape) - anche qui stupendo artwork curato dalla defunta Tapemancy - che rese meno inquieto l'anno 2011 ... o almeno per il periodo in cui l'ascoltai.


Un doveroso ringraziamento a Mara e al suo blog Omote che mi ha permesso di conoscere questa stupenda artista.
Recensione by HgM per OndaRock: spero sia una gradita lettura.

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Tanta passione, malinconia, tristezza e calore chiuse all'interno di un piccolo ed esile corpo di donna: è un bel mistero! Lei si chiama Clara Engel, ed è canadese di Montréal; la stessa città di Elizabeth Anka Vajagic, ma questa forse è solo una coincidenza.
La sua voce scalda gli animi; trafigge il cuore come la freccia di Cupido, il tutto in bassa fedeltà e in modo semplice. È musica che attrae, difficile sottrarsi al suo caloroso canto e alle passionali note di piano e chitarra. Una voce che si fa notare sicuramente, tanto è vero che Aidan Baker l'ha voluta per una parte vocale all'interno di un suo recente lavoro intitolato "Liminoid/Lifeforms".

Un percorso musicale cominciato nel 2004, fatto di autoproduzioni e svariati Ep. Finalmente il 2011 sembra essere l'anno giusto per uscire da questo quasi forzato anonimato. Escono, infatti, le prime pubblicazioni con un'etichetta di supporto: per la Vox Humana l'Ep intitolato "Madagascar" e per la bolognese Tapemancy il full length "Secret Beasts".
"Secret Beasts" in realtà nasce nel 2009; è la Tapemancy ad accorgersi di questo piccolo gioiello, tanto da pubblicarlo in una gustosa cassetta in edizione limitata, solo trenta copie: davvero poche. Vale la pena lo stesso spendere due parole sull'artwork di questa release, poiché come si dice: anche l'occhio vuole la sua parte. Questa cassetta, infatti, è chiusa all'interno di un sacchetto di stoffa di vari colori, assieme a due spillette, una bustina di quello che all'apparenza sembra essere caffé e un foglio in cartoncino sul quale è presente un'accurata descrizione della caffeomanzia, in altre parole il metodo divinatorio effettuato tramite la lettura dei fondi di caffè; questo perché la Tapemancy associa a ognuna delle sue pubblicazioni un'arte divinatoria.

Di base "Secret Beasts" è un disco folk con forti sfumature noir ("Break In The Sun", "To Be Without"). Provando a fare delle associazioni con artisti ben più noti, si possono certamente trovare note rockeggianti à la PJ Harvey ("Ghost Opera"), oppure, e sempre nel medesimo brano, diabolici vocalizzi quasi alla Diamanda Galas. In altre canzoni, invece, il timbro vocale assume tonalità profonde similari alla sua concittadina Vajagic ("Angelus Bells"), ma tutto ciò non toglie il fatto che la particolare voce di Clara Engel rimane una performance unica. Tutto il disco ad ogni modo è un alternarsi di stupendi arrangiamenti di piano, violoncello, fiati, percussioni e malinconiche chitarre. Se la tristezza e la malinconia, a volte anche abusata, è la caratteristica principale ("The Beauty Of Your Design", "Blind Me"), "Secret Beasts" si caratterizza soprattutto per le affascinanti murder ballad ("Madagascar", "Chorus Of Murderous Bell"), nelle quali il dispiacere e l'infelicità di amori persi lascia il campo a interne e sanguinose sofferenze di percorsi di vite spezzate.

Nella sua semplicità, "Secret Beasts" può anche non piacere; ma se per qualche motivo avete anche un minimo dubbio, potete sempre farvi un buon caffé e poi analizzare il fondo della tazzina.

3 settembre 2014

YES BLYTHE - Initiate Screen Prevails [Sacred Tapes, 2014]

- Initiate Screen Prevails -

... davvero una gradita sorpresa. Vi lascio la recensione che ho scritto per la webzine The New Noise, sperando che sia accettabile e priva di scemenze.

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Dopo che era uscito sul finire dello scorso anno in cassetta per la Tesla Tapes in 50 copie, l’inglese Callum Higgins (Yes Blythe, River Slaughter e altri progetti) decide di ripubblicare il suo breve ep Initiate Screen Prevails in vinile, tramite la propria etichetta Sacred Tapes.

Ci troviamo di fronte a due tracce distinte, ma entrambe – come suggerisce l’enigmatica cover – seguono lo stesso percorso, convergendo verso un noise abrasivo (i due tondini di ferro), con l’intenzione di incidere prima il cranio (l’ascia) e poi scorticare il cervello. Più abbordabile il primo brano (“Travels Nerves To Freedom”), nonostante l’inizio, che, pur giocando su vorticosi corsi d’acqua e su tappeto sonoro che ricorda tizzoni incandescenti, finisce per addolcirsi con malinconiche melodie di pianoforte e flebili sospiri. In alcuni passaggi si ha perfino la sensazione di trovarsi nuovamente seduti su quel vecchio vagone del “Tren Fantasma” guidato da Chris Watson (Halfer Trio, Cabaret Voltaire). “At Labyrinth Borne-Sun”, invece, ha ritmiche lineari, ma ricorda comunque un labirinto: sembra di percorrere un sentiero tortuoso, di notte e all’interno di un bosco di montagna, schivando ostacoli derivati da pietruzze minuscole e taglienti, sterpaglie in fiamme e trappole di gnomi assassini. Assolutamente strepitoso il finale in crescendo, sia come intensità di rumore sia come frequenza, dove martellamenti neuronali e una sorta di psichedelia retrò si mischiano alle iridescenti allucinazioni scaturite dall’assunzione di qualche funghetto radioattivo e da un rituale mistico-pagano.

I suoni ambientali sono ben assemblati, d’ottima fattura e portati a quell’estremo di decibel che non risulta fastidioso. Volendo, tanto c’è spazio, si colloca fra i suoni temporaleschi e meteorologici del maestro Chris Watson, e i fulminati Gnod coi loro psicotropi thunderbolt loop. Yes Blythe è stata una gradita sorpresa. Mi raccomando: memorizzate per bene nome e titolo.