Breve intermezzo vacanziero. Torniamo a parlare di splendide fanciulle: la tedesca Susanne Stranglow in arte Haruko. Estetica e dolcezza da sol levante, e guardate che bel visino.
- Haruko -
- Haruko -
Quest'autoproduzione è il seguito di un disco precedente che però rilasciò ben quattro anni fa.
Bellissima copertina. Otto meravigliose tracce folk, sognanti, malinconiche e un tantino malate come piacciono a noi.
... eh, scusamtemi, ma dovevo. Cassettina arrivata giorni fa e ripresa in ascolto oggi, mentre son in fase/preparazione per la partenza vacanza, che però sarà breve, non preoccupatevi.
Band di culto della NDW (Neue Deutsche Welle); certo, per sonorità forse più vicini ai Neubauten che agli Alphaville o ai X-Mal Deuschland (giusto per fare tre distinzioni di genere).
Quattro tracce inedite di un concerto tenuto in un locale della allora Berlino Ovest nel 1980, e se pensiamo che le loro pubblicazioni risalgono ad un anno dopo, eh beh ...
Comunque, loro sono/erano in tre, due maschi (di cui una scomparso anni indietro) ed una fanciulla ... tutti assai malati e fusi di testa.
Si amano o si odiano. Cialtroni o geni? Io opto per la seconda. Comunque le tracce sono le solite burlonerie/bullonerie industrial/noise/spoken word e chi più ne ha più ne metta.
Vi lasciamo dei video super classici che spiegano meglio la loro goliardia.
PS: cara Omote, se mi leggi, da ieri non riesco più ad inserire miei commenti ai tuoi post.
... e siccome fra qualche giorno anch'io andrò in vacanza, quest'anno ahimè in solitario (speriamo di no e che qualcuno all'ultimo mi segua); comunque al massimo mi prenderò la macchinina e vado via ... non so ancora dove, cioè, in testa c'è, ma boh, sarà deciso all'ultimo istante.
... e se per qualche motivo non dovessimo più tornare (da non intendere come suicidio neh), beh, se interessa (forse) potreste trovarci qui:
... musica da viaggio sarà la conturbante e sensuale voce di Weyes Blood.
... lui è Christian Renou, in arte Brume. Artista francese che prosegue tuttora la sua attività, gli inizi son datati al 1985. L'originale di "The Sun" è del 1988/1989, la cover qui mostrata, invece, è quella relativa ad una ristampa - non autorizzata - della italiana OEC del 2008.
…
nell’attesa che mi arrivino gli ultimi acquisti del Brume, mi sono riascoltato “The Sun”. Per la cronaca due cd mi son costati solamente 4
euro in più di uno solo del Cindytalk (Editions Mego) … mi chiedo quanto alto deve
essere lo stipendio in Austria, mah!
Che vi devo dire,
sapete, tempo fa ho letto che il sole - la Vostra bene amata stellina -
fra cinque miliardi di anni imploderà/esploderà morendo definitivamente,
e tutta questa fase morente comincerà fra due miliardi di anni, io ci
sarò sicuramente perché pare non possa morire … scherzo neh.
Comunque, facciamo
finta che esploda in un attimo, a me piacerebbe assistere all’evento
poiché odio con tutto il cuore quel maledetto corpo celeste, per la luce
emessa s’intende, e chi ha avuto la possibilità di entrare in casa mia
ne avrà avuto la testimonianza, ovvero serrande alzate si e no di circa
10 cm … giusto appena quel filo di luce necessario: non sono un vampiro
neh, chiariamolo subito, solo che odio la luce.
Ora, secondo me - ma bisognerebbe chiederlo al Brume (Christian Renou) - lui la pensa al
mio stesso modo. Ascoltando questo capolavoro (e mi pare su questo siamo
tutti d’accordo) mi sono immaginato seduto sul divano di
casa, con tutta la mia tranquillità e pazienza, ad aspettare l’evento
predetto (male) dei Maya del dicembre 2012. Sembra davvero di assistere
ad una imminente apocalisse: virus nascosti tra la ruggine dei metalli
in decomposizione, forti compressioni intergranulari, rivettature che
saltano, e percussioni metalliche. Si ha sempre la sensazione che ci sia
una violenta esplosione nucleare, che però mai arriva, tant’è che
volendo, si possono perfino intuire e percepire piccoli istanti di
religiosa meditazione pagana dedita al culto del dio sole egizio Ra.
Nella versione
della OEC del 2008, c’è la traccia inedita “An Amphibian”: 13 minuti
come piacciono a me. Sì, ok, ma che vuol dire “come piacciono a me”? e
che ne so, niente, se siete curiosi, dateci un ascolto. Se per qualche
motivo dovessi sparire nuovamente, tanto so che accadrà, e per chissà
quale grazie ricevuta riapparissi, questa traccia, così come “Harvest Of Magnetism” dei crucchi Das Synthetische Mischgewebe, sarebbereo scelte
come profilo per una nuova presentazione/iscrizione. Una roba tipo così:
“Piacere, sono Lo
Spettrale HgM, mi piace l’industrial, la new-wave malate et … le follie
varie; canzoni preferire? Quelle appena citate."
... lui è l'ex componente dei Cabaret Voltaire ed Halfer Trio. Da molti anni ormai si è dedicato ai field-recordings divenendone una autorità. Se vi piacciono i soli rumori ambientali, beh, allora questo suo nuovo disco fa per voi. Qui ci propone i suoni al tempo di St. Cutbert mentre girovagava fra le mura dell'abbazia di Lindisfarne, che fu il primo insediamento per la evangelizzazione britannica, siamo intorno al 635 dc.
- Rovine di Lindisfarne -
... se vi piace sentire gli uccellini, le anatre, le oche, il vento forte e piccole onde di mare ...
... star dietro a tutto è oltremodo impossibile, per questo ci sono i blog (quelli belli e seri neh).
Conoscevo - si fa per dire - Fabrizio Modonese Palumbo per la militanza nei Larsen, mentre non conoscevo affatto Tomasini. La fiamma scattò con un post della cara Omote.
Quel disco, che tra le altre cose è tuttora scaricabile gratuitamente, è qualcosa di fantastico. Speriamo che in questo prossimo inverno torinese - e speriamo anche glaciale ma con poca neve - si facciano nuovamente sentire.
Fonti di social network dicono che potrebbero essere a Torino nel finire di settembre al teatro Astra.
Questo nuovo, invece, non ho idea di come suoni, l'ho preso a scatola chiusa ... ed è in viaggio dagli USA per Avgvsta Tavrinorvm, dovrebbe giungere se tanto di ma da tanto fra tre o quattro settimane ... dogane italiane per favore stiamocene fuori eh!
Per la cronaca, oltre ai due citati, sono presenti anche questa volta Paul Beauchamp (Sikhara), Evor Ameisie (Northgate) e Marco Milanesio (DsorDNE).
Due giovanissime fanciulle turche alle prese con sintetici e sognanti suoni al sapor di pistacchio e miele.
- Kim Ki O -
Vi lascio la schiforece che ho da pochissimo scritto, nonché il video della canzone/tormentone di questa torrida estate torinese.
Qualche settimana indietro, l’ospite buono che risiede nella mia
testolina malata si è un pochino arrabbiato. Alla sua domanda: ma perché
non scrivi due righe su delle cosine che piacciono a me, e non
solamente rumore inutile e osceno tanto amato da quegli altri due? Ha
ragione, in fin dei conti anche lui ne ha diritto, e così ho provato a
scrivere qualcosa sulle Kim Ki O: due graziose e dolci fanciulle
provenienti dalla Turchia e attive già da qualche anno, Ekin Sanaç
(synth e voce) e Berna Göl (basso e voce).
Dopo le autoproduzioni
e brevi cassettine passate che lasciano intravedere molta potenzialità e
bravura, finalmente giunge un bel dischetto synth-pop che non avrà
nessuna difficoltà nel piazzarsi tra i migliori del genere in questo
2013. “Grounds” è il titolo dell’album, ed esce per la francese Lentonia
in vinile e in cd.
È un lavoro breve: ma questo non è un gran
problema, poiché dopo il primo ascolto ne seguirà un secondo, un terzo,
un quarto e certamente molti altri ancora. È avvolto da una miriade di
suoni sintetici allungati, fumosi e nebbiosi. Sono aumentati i beat
percussivi e quelle sfumature malinconiche e sognanti, trovando così la
giusta formula vincente – peraltro la stessa dei Death And Vanilla -
nonché una splendida canzone/tormentone da hit parade estiva (“Insan Insan”).
Sparute
tracce di residui post-punk e goth-rock (“Yanlis Yönde, Farkli Türde”) e
poi tantissimo miele e zucchero di canna, tanto da sembrar quasi di
gustare il miglior baklava d’Istanbul (“Siddet, Kin Ve Yük”).
Le parti vocali poi sono di una dolcezza indescrivibile: zuccherosa, ammaliante, perversa e sensuale quanto "La sposa turca"di
Fatih Akin; chiudi gli occhi, e la prima immagine che passa in testa è
quella di fluttuare indisturbato nel cielo come il giovane Peter Pan,
saltellando spensierato fra una nuvola e l’altra.
Carissime Kim Ki O, continuate così, perché questa formula piace parecchio. Un disco che sarà gradito anche dai numerosi waver di provincia dal cuore tenero.
... piccolo album di qualche anno fa della coppia Simon Balestrazzi / Monica Serra. Ripreso in ascolto giusto questa settimana.
Anni indietro scrissi queste righe:
Dopo l'album "A Rainbow In My Mirror", Simon Balestrazzi ritorna ora - attraverso l'uscita del disco intitolato "Another View"- con uno dei
tanti progetti, ossia Dream Weapon Ritual: dove è presente anche Monica
Serra, sua partner anche nei Tomografia Assiale Computerizzata. Questo
breve lavoro, solo ventuno minuti e racchiusi in due tracce (Unending
Green Waves, Big Hungry Birds), è la quarta release della splendida
collana offerta dalla Magick With Tears. Muovendosi su tessiture al
limite dello psych-folk, "Another View" crea, attraverso affascinanti
giochi di manipolazioni elettroniche e svariati field recordings, uno
scenario allucinante e malato, e al tempo stesso un'atmosfera eterea ed
evanescente; dovuto anche ai meravigliosi ed estranianti vocalizzi di
Monica Serra. Il tutto poi assume connotati simili ad un canto, triste,
di rivolta e disperazione; questa è la sensazione che si percepisce dopo
un primo ascolto. Poniamo quindi una domanda: che cosa hanno in comune
gli armoniosi suoni e canti d'uccelli percepibili nelle due tracce con i
disegni di volatili all'interno dell'artwork e nel cd? Azzardando una
fantasiosa e forse improbabile teoria, "Another View" potrebbe essere
stato pensato e creato come un concept album; tema principale una sorta
di ribellione del mondo animale, gli uccelli in questo caso, e perché no
della natura stessa; giocando anche sul doppio significato delle parole
inglesi hungry e angry presenti nella frase all'interno del cartonato
booklet, ossia: "Let's feed the hungry birds! Let's feed the angry
birds!". La brevissima durata del disco, che è l'unica pecca
riscontrabile, fa di "Another View" un discreto lavoro che offre molto
spazio alla fantasia