30 giugno 2013

VALHALLA RISING di Nicolas Winding Refn [2009]

 ... per la serie splendide soundtrack in perfetta simbiosi con la pellicola cinematografica.


A me la storia del film è piaciuta tantissimo, ma di più la colonna sonora di Peter Kyed - non ancora pubblicata ma lo sarà presto - gli effetti rumoristici ambientali, ma soprattutto i paesaggi che se non sbaglio dovrebbero essere le Highlands scozzesi.


Storie di vichinghi e cattolicesimo ... vi lascio un link per gustarvelo se certe sere non avete null'altro da fare. Io insisto: soundtrack da brivido, assai inquietante.



Buona visione et ... buon ascolto!

23 giugno 2013

?ALOS + LILI REFRAIN - Live@No Fest! - sPAZIO 211 - [Torino, 22 giugno 2013]

... ebbene, si è capito che ho un debole per le fanciulle che fan musica "strana", vero? Il festival di Torino (l'ultimo a quanto pare) è cominciato alle ore 16 ed è andato avanti fino in tarda notte. Tanta gente al No Fest! E' un peccato che sia davvero l'ultimo.
Io l'ammetto, senza nulla togliere agli altri artisti/band molti dei quali non conoscevo neppure, ci sono andato solo ed esclusivamente per loro: la signorina ?Alos e Lili Refrain.
Giorni prima avevo mandato una mail a Lili per sapere più o meno a che ora sarebbe stata la sua esibizione, lei gentilmente mi rispose che comunque, visto che arrivava in treno alle 21.30, sarebbe stato in serata. Meglio così, ed infatti sono arrivato a quell'ora. 
Mi informano che la signorina ?Alos suonava un ora più tardi e subito dopo era il turno di Lili, entrambe nella "Death Room": wow! 
Un rapido giro di bancarelle per cercare qualcosa di interessante, trovato, poi ripasso e decido di entrare nella sala "Indoor", quella dove normalmente e per tutta la stagione lo sPAZIO 211 tiene i concerti. Credo suonassero gli Ornaments: bravi, picchiano duro e forte! Li ascolto fino a chiusura e poi rifaccio il giro delle bancarelle. Mi fermo in una, quella vicino al tizio della Boring Machines (ma ho preferito non palesarmi, comunque lo ringrazio attraverso queste pagine per avermi mandato mesi fa gli ultimi promo della sua etichetta), e compro qualcosina. Dopodiché avevo adocchiato qualcosa da una altra parte, ovvero "Autumn Is Coming, We're All In Slowmotion" di Matteo Uggeri e Andrea Ferraris: un disco che era in wantlist da molto tempo. 
Allora lo prendo, faccio per pagare e chi gestiva la bancarella mi dice che per 5 euro in più potevo prenderne uno ancora. Loro mi dicono di prendere "Pagetos" ma io gli rispondo che è già in mio possesso e così - strano perchè non racconto molto delle mie cose - mi scappa di dire che ci ho scritto anche una recensione per OndaRock. Da li qualche chiacchiera, credo uno dei due fosse il titolare della etichetta Fratto9, mentre l'altro era Luca Mauri, che mi fece gli elogi per la bella recensione, visto che a lui interessava molto.


... una delle cose più belle che ho ascoltato lo scorso anno. Li saluto e vado nella "Death Room". La signorina ?Alos è quasi pronta ed io sono molto curioso di sentire e vedere la sua performance.

- ?Alos -

Suona per circa venti minuti. Non saprei nenache definire quello che fa, forse è sperimentalismo metal ricoperto da tanti effetti sonori come le numerose campanelline che avvolgevano i suoi lunghi dreadlocks in un mantra mistico e psichedelico: assolutamente da rivedere in una edizione più lunga.


Poi è il turno di Lili Refrain. Giuro, io l'adoro, ed ho scoperto che dal vivo è - oltre che carina - anche simpatica. Quello che riesce a fare con la propria chitarra mi fa entusiasmare. Ha anche fatto un brano del suo nuovo imminente disco. Brava e bella.

- Lili Refrain

Apprezzaimola meglio in un estratto del precedente live torinese tenutosi allo United Club.
 

Mi faccio ancora una birra, rimango nella sala della morte ad ascolatre Mai Mai Mai che fa mezz'oretta di drone-noise e ... ma si, mi fermo anche ad ascoltare una parte del concerto dei Zeitgeist: non ascoltavo roba metal dal vivo dai tempi dei Sepultura al Pellerossa Festival di metà anni Novanta, quasi quasi ci scappava pure un pogo ... no, meglio di no.
Una bella serata, tanta gente. Speriamo davvero non sia l'ultimo ... anche per le bancarelle neh.

21 giugno 2013

BIRDS OF PASSAGE / JE SUIS LE PETIT CHEVALIER / MOTION SICKNESS OF TIME TRAVEL / ALOONALUNA - Taxidermy Of Unicorns [Watery Starve, 2013]

  Si, vero, lo so, questo blog sta prendendo decisamente una virata femminile, ma che ci posso fare io se queste sonorità le fanno meglio loro, e riescono a intersecarsi meglio con alcune mie frequenze malate?

"Taxidermy Of Unicorns": l'arte della seduzione femminile in quattro atti drone-folk-ambient.
Uscita - doppia audiocassetta - che finirà anch'essa tra le cose migliori di questo 2013. Quattro splendide donne: la neozelandese Alicia Merz (Birds Of Passage), la franco/belga Felicia Atkinson (Je Suis Le Petit Chevalier) e le americane Rachel Evans (Motion Sickness Of Time Travel) e Lynn Fister (Aloonaluna).

Sono molto musicalmente legato a tutte, ma in partciolare ad Alicia Merz per avermi/ci regalato la più bella copertina di sempre (parere mio neh) con l'album "Winter Lady".

- Winter Lady cover -

- Alicia Merz -

- Felicia Atkinson -

- Rachel Evans

- Lynn Fister -

Comunque, sperando di non risultare orrendo come mio solito nello scrivere, mi sono permesso di buttare una piccola recensione su questa release, spero si capisca il senso.


- Taxidermy Of Unicorns

Quattro nomi per altrettante splendide artiste: Alicia Merz (Birds Of Passage), Felicia Atkinson (Je Suis Le Petit Chevalier), Rachel Evans (Motion Sickness Of Time Travel) e Lynn Fister (Aloonaluna). Non bisogna aggiungere altro per descrivere queste deliziose donne, tre delle quali già ampiamente sviscerate magnificamente su queste pagine.
L’unica che ancora non ne faceva parte è Aloonaluna, che poi è anche la titolare della neonata etichetta Watery Starve, per la quale esce – in edizione limitata a 200 copie – questa doppia audio cassetta contenente quattro brevi Ep dallo stupendo e ben curato artwork, fatto di poesie, testi e racconti, fili di lana, foglie secche ed immagini inedite delle sopraccitate artiste.

“1890 Story” è il titolo di Birds Of Passage. Alicia, come suo solito, attraverso il proprio trademark, ovvero un drone-ambient dolce, soave e leggero, fa fluttuare in mongolfiera, sgusciando fra cumuli di nuvole color turchese, dal candido odore di vaniglia e di zucchero filato: sognante.
“Sauna Fauna” - l’album di Felicia Atkinson – per comprenderlo sono necessari aggettivi o parole all’apparenza senza senso: ipnotico, esotico, psichedelica mistico/sintetico, calcoli matematici e geometria applicata, dejavu alla “Matrix” e rintocchi da orologio atomico a pendolo.
Un massiccio drone gelido e isolazionista, proveniente direttamente dalle Highlands scozzesi, è l’introduzione di “Subtle Stones” curato da Motion Sickness Of Time Travel. Prosegue poi con dronici arcobaleni, robotiche pulsazioni, cristalleria fotoluminescente e tanto umore spettrale: ansioso, e al tempo stesso rilassante.
Ultimo, ma non per questo poco interessante, il lavoro di Aloonaluna: davvero un bel nome simpatico, che mette allegria. “Swan-Weather Poem” suona frivolo e spensierato, dolce, a tratti bambinesco e in altri natalizio, distorto, acido e perfino abrasivo, visionario, clericale ed ovviamente etereo: spiazzante e caotico.

Un disco ottimo per tutte le occasioni, ma soprattutto per le lunghe pause pranzo da lavoro; da assorbire come una sorta di ricostituente mentale. “Taxidermy Of Unicorns”: il seducente e rilassante potere femminile.
Buon ascolto ! 

ALAHUTA + CHICALOYOH + DEAD WESTERN - Live@Bunker [Torino, 16 giugno 2013]

- Chicaloyoh - 

Non mi sentivo molto "bene", tanto che volevo saltare l'appuntamento live, ma poi, la vocina - quella buona - che ho in testa ha prevalso sulle altre, e così alla fine ci sono andato. Non ero ancora stato al Bunker di Torino (ex stabilimento SICMA); davvero un bel posto per fare questi eventi musicali da sotterranei, sono quei luoghi che mi piacciono davvero tanto.
Mi era stato comunicato che l'ingresso era libero e che avrebbero cominciato puntuali, e cioè alle ore 22, così arrivai un pochino prima, circa mezz'ora prima. C'era ancora un pochino di luce naturale, entrai e la vidi subito ... beveva una birra assieme alla sua cara amica Aurélie (Alahuta). Ci fu un brevissimo incrocio di sguardi, anche perchè in quel momento si e no c'erano presenti una decina di persone. Mi distrassi giusto un momento per fare un giro per il locale - lo spazio interno è molto ma molto bello - ma in realtà avrei voluto tanto scambiare due paroline con Alice e magari farmi fare tanti autografi su tutti i suoi lavori in mio possesso ... che però, ahimè, siccome sono una persona assai timida e poco loquace ovviamente non portai.

Alice Dourlen (Chicaloyoh) è esattamente come me l’aspettavo. Una dolcissima ragazza francese, molto carina e probabilmente anche un pochino timida, e con uno splendido sorriso che (quasi) certamente nasconde un animo malinconico ed inquieto: due caratteristiche che per quel che mi riguarda non trovo affatto negative, anzi, tanto che potrei riconoscere una persona così in mezzo ad altre migliaia "normali".

Mi presi una birra anche io, mi pare fosse una Menabrea, e mi sedetti in attesa dei concerti, che cominciarono circa venti minuti dopo le 22. 
Subito, dopo qualche problemino tecnico, comincia Alahuta. Suonò una trentina di minuti scarsi proponendo il suo repertorio che potrete trovare/ascoltare e comprare in formato cdr sulla propria pagina bandcamp. 
(io già l'avevo da mesi con tanto di letterina allegata che mi informava che probabilmente avrebbero fatto un tour in Italia nel periodo di giugno).


Chicaloyoh proseguì immediatamente, anche la sua esibizione ebbe la stessa durata. Mi sedetti in terra, appena sotto il palco ad una distanza di circa cinque metri da lei e ammirai la sua performance dal vivo. Brava è brava, bella è bella, e merita ben più attenzione dei pochi – ma fortunati - spettatori che hanno assistito al concerto sabaudo.


Finita la sua esibizione, entrambe si sedettero a circa un metro da me (e giuro che avrei tanto voluto scambiare due parole) per assistere al concerto finale dei Dead Western: band americana dedita ad una sorta di psycho-dark folk che io personalmente non conoscevo, ma assai interessanti.


Verso l'una di notte terminò tutto e nella mia testolina malata le salutai entrambe, sperando di rivederle in altre occasioni.

16 giugno 2013

ROMA AMOR - A cosa pensi...

Oggi mi sono alzato dal letto così,  
e se mi conosco bene non credo sia una cosa bella. 
... mi sa che sta per cominciare il solito periodo da "inquieta creatura solitaria".


ROMA AMOR - A cosa pensi

Al morire di giorno di una stazione deserta,
ruzzolar disordinato di una lacrima persa,
al ronzio vendicativo delle onde del mare,
una storia a lieto fine che dovrà incominciare,
al mondo sempre teso fra i sogni e le stelle,
all'aereo che parte vende cara la pelle,
al cane da passeggio di una vera signora,
a chi hai dimenticato e ti aspetta ancora,
alle mani dove puoi appoggiare la fronte,
agli occhi di un uomo che fa finta di niente 
a quello che tu sai di mio, da quello che credi
a quello che io so di te, anche se non mi vedi.

Alla strada che da piana si trasforma in salita,
a quel metro strano che misura la vita,
all'assurdo viver per un facile niente,
al tempo caronte che consuma la mente,
alla nebbia che cala e ti rallenta la vita,
al bambino che piange se non per una matita,
alla morte che ci aspetti in ogni luogo comune,
a chi uscirà sconfitto dal suo tiro alla fune,
al calore del cuore che batte senza domande,
alla tua continua assenza che ti rende più grande.

A cosa pensi, a me ogni tanto?
io non comprendo ma in compenso canto. 

15 giugno 2013

CHICALOYOH - Live@Cas'Aupa

... più avanti ne parlerò di questa fantastica - secondo me anche molto carina - artista francese.

Dicono dei torinesi che sono pigri come gli orsi ... mah, io non lo credo, ma di sicuro io si. 
Il mio poco girovagare per il web mi ha portato comunque a sapere che domani 16 giugno 2013 ore 22.00 presso il Bunker di Torino ci sarà Lei in concerto, ovvero Alice Dourlen: CHICALOYOH ... che mi piace tanto, soprattutto nel progetto di qualche anno fa Folle Eglise.

L'ingresso mi dicono sarà libero ... e pare che sarà presente con la sua fedele amica Aurélie componendo così gli Alahuta ...

SACHIKO - Loka In The Black Ship 黒塵乃舟 [Kubitsuri Tapes, 2013]

- Sachiko - 

... una promessa è una promessa. 
Ecco l'ennesimo disco inquietante della dolce Sachiko. Posto qui, come anteprima, una specie di recensione, se lo vengono a sapere dall'altra parte mi sa che mi cacciano immediatamente ... vabbè, magari più avanti la faremo pubblicare (ora non ne ho voglia di rientrare in quei lidi).


E’ risaputo che le onde sonore nel vuoto non dovrebbero propagarsi. In realtà gli scienziati assicurano che, anche nello spazio o universo estremo, il vuoto assoluto non può esistere per cui è tutto un paradosso.
Sachiko, con quest’uscita esauritasi subito in fase di pre-ordine, riesce a catturare queste impercettibili frequenze cosmiche, racchiudendole sotto forma di un ipotetico e fantasioso viaggio spaziale all’interno del sistema solare, spingendosi perfino oltre l’orbita del tenebroso Plutone.

Attivando i potenti microfoni dell’astronave madre Loka, – parola strettamente legata alla cosmologia induista - dapprima capta le caustiche frequenze dei venti solari che s’infrangono sulla superficie incandescente e tumefatta del pianeta Mercurio (“Der Fliegende Devadatta”), poi le sinistre e sirenesche note che riescono a sfuggire dalle opprimenti e asfissianti atmosfere venusiane (“Last Days”).
Dai vorticosi turbinii harsh-noise emessi dalla GMR (Grande Macchia Rossa) di Giove (“Black Cakram”), e con un salto di pochi secondi sfiorando la velocità della luce, si passa direttamente ai quasi venti minuti dei lamentosi attriti infernali degli anelli di Saturno (“Loka”), fino ad arrivare a ricevere i flebili, gelidi e siderali decibel degli sconfinati ed oscuri spazi oltre i confini del sistema solare (“The Apparition Of The Dune”) prima del mesto ritorno agli orrori del pianeta Terra (“Return”).

Potremmo chiudere sostenendo che “Loka In The Black Ship” è la colonna sonora di uno di quei film horror-fantascientifico: una mélange tra “Atmosfera Zero”, “Alien”, il disneyano e misterioso “The Black Hole” e l’inquietante “Terrore dallo spazio profondo”; oppure, se volete, si può sempre parafrasare la celebre frase iniziale della serie televisiva di culto “Star Trek”: "spazio, ultima frontiera noise! Eccovi i viaggi dell’astronave Loka, durante la sua missione quinquennale diretta all’esplorazione di strane malattie, alla scoperta di nuove forme di suoni e virus, fino ad arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima".
 ... spero sia di vostro gradimento.

14 giugno 2013

TOMOKO SAUVAGE - Ombrophilia [Aposiopèse, 2012]

- Tomoko Sauvage -

... quello che fa con queste scodelline colme d'acqua è fenomenale. Ombrophila è stato per me una delle più belle scoperte dello scorso anno ...
ah! che ve lo dico a fare ... fanciulla giapponese trapiantata ormai da anni in quel di Parigi.

... vi lascio una specie di recensione di Ombrophilia che scrissi tempo fa ... 


Residente a Parigi da quasi un decennio ma nata e cresciuta a Yokohama, la dolce fanciulla giapponese Tomoko Miyata aka Sauvage è potenzialmente il nuovo volto artistico di musica d'avanguardia e sperimentale del Sol Levante. È bastata qualche traccia rilasciata nel 2008, giusto per scaldare gli animi e per farsi ovviamente conoscere, per convincere - appena l'anno seguente - l'etichetta indipendente either/OAR a puntare su di lei, facendole pubblicare quello che finora è l'unico album ufficiale intitolato "Ombrophilia".
Già, proprio così, "Ombrophilia" è un disco di qualche anno fa, e che passò inspiegabilmente inosservato. La neonata label franco/belga Aposiopèse, ristampandolo in vinile, lo ripropone sperando di ottenere un maggiore interesse di pubblico.

Se la musica sprigionata dai dronici rumori della più nota Sachiko manifesta caos e sensi di dolore interiore, le ammalianti note di Tomoko Sauvage, per contro, sono sempre semplici e lineari, in un certo senso rassicuranti e di rinascita spirituale.
La strumentazione utilizzata da Tomoko, quella che la porta a creare quelle sue piacevoli e avvolgenti performance sonore, è davvero particolare: attraverso lo sfregamento e le lievi percussioni di cucchiai di legno e fili metallici su vari set di ciotole di porcellana colme d'acqua ottiene svariate frequenze di rumori che, catturate da un idrofono posto in prossimità o in immersione, determinano quelle sensazioni di trovarsi realmente all'interno di una sacca di liquido amniotico.

È l'acqua, dunque, lo scenario principale, e se è vero che dove c'è acqua c'è vita - come ripetono da anni biologi e scienziati di vario tipo - bene, allora "Ombrophilia" è un disco vitale, sognante, pensieroso, meditativo e assai stimolante. Perché incuriosire e stuzzicare il cervello umano cercando acqua allo stato liquido e forme di vita laddove ci sono distese di aridi deserti quando in questo bel pianeta Terra ne abbiamo anche fin troppa e per lo più la sprechiamo? La risposta è in quest'album, ovvero come utilizzare al meglio la cosiddetta H2O.
L'abilità di Tomoko nel giocare con l'acqua, coi riflessi e le onde sonore che si propagano verso l'ambiente circostante, ti fanno chiudere gli occhi e tempo un attimo cominci a pensare a petali di fiori di loto che, portati da soffici folate di vento, si adagiano dolcemente sulle rive di un lago malinconicamente ghiacciato; a lacrime di rugiada invernale che cadono ad intermittenza su una marmorea e gotica lapide, ma anche a religiose cerimonie di meditazione di un tempio buddista arroccato tra le montagne del Tibet.

"Ombrophilia" è una sorta di rivisitazione moderna e orientale, ma soprattutto un omaggio allo Jalatarangam, lo strumento indiano composto di ciotole in ceramica o metallo sintonizzate con acqua. Sarebbe curioso indagare se la temperatura dell'acqua influenzi o modifichi le sonorità come accade per lo stato molecolare o per quelle sensazioni di caldo/freddo che si hanno sulla pelle. Accontentiamoci e non poniamoci altre domande, anche perché in periodi di crisi mondiale come questi ultimi anni l'uso dell'acqua calda è un lusso. 



12 giugno 2013

MAGDALENA SOLIS - Cities Crumbling Planets Growing

... nell'attesa del post sull'ultimo disco di Sachiko (probabilmente/spero nel fine settimana) vi lascio il video della stupenda canzone dei Magdalena Solis: band proveniente da Bruxelles. 
Dovrebbe uscire entro fine anno il loro terzo lavoro ... che io aspetto con molta ansia, mentre da pochi mesi è uscito in 50 copie (uno è a casa mia) un dvd contenente tutti i loro splendidi videoclip musicali.

9 giugno 2013

LILI REFRAIN - 9 [Three Legged Cat, 2009]

... abbandoniamo momentaneamente le lontane terre del Giappone e ci trasferiamo in Italia.

- Lili Refrain -

Direttamente dal suo sito: Lili Refrain è una chitarrista, compositrice e performer romana che dal 2007 ha un progetto solista in cui indaga le proprietà contrappuntistiche ed emotive della sovrapposizione strumentale e vocale. I suoi brani scaturiscono dall'orchestrazione in tempo reale di chitarre elettriche e voci che mescolano l'ambient minimalista a psichedelia, folk, blues, epic metal, opera lirica e virtuosismi chitarristici. La sua padronanza tecnica e il suo raffinato gusto compositivo conducono l'ascoltatore in un indimenticabile ato unico oltre i confini di qualsivoglia genere musicale.

Io, vabbè, trovo l'album di qualche anno fa intitolato "9" sia fantastico.
... se interessa un link bussate.


... altrimenti ascoltate qui sotto:


 

Ricordo che la graziosa fanciulla Lili Refrain dovrebbe esibirsi in quel di Torino il giorno 22 giugno all'interno del No Fest che si terrà allo sPAZIO 211 ... quasi quasi ci vado.

8 giugno 2013

KEIKO HIGUCHI - Ephemeral As Petals [Utech, 2013]

- Keiko Higuchi -

... no, dico, non vi ispira tanta dolcezza e tranquillità questa immagine? A me si ...

Keiko Higuchi è una meravigliosa artista giapponese, suona il piano ed ha una voca stupenda ... pare anche che abbia collaborato con quello psicolabile di Merzbow (che io, salvo rarissime occasioni, non ho mai gradito).
Lo so, ho un piccolo debole per le cose del sol levante ... quando poi son fatte da fanciulle i miei ospiti vanno in vacanza.


La Utech, la stessa etichetta del disco di Sachiko, tira fuori questo gioiellino ... che finirà certamente tra i migliori ascolti di questo 2013. Dateci almeno un ascolto ...


SACHIKO - AnRo 闇路 [Utech, 2012]

- Sachiko -

... cominciamo con una delle cose migliori che ho ascoltato lo scorso anno.


  
Dies irae, dies illa, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae, dies tenebrarum et caliginis, dies nebulae et turbinis, dies tubae et clangoris super civitates munitas et super angulos excelsos.
(Sofonia, 1: 15-16)

L'artista nipponica Sachiko stupisce ancora: abbandona momentaneamente le sonorità droniche - suo celebre marchio di fabbrica - orientandosi con questa uscita verso territori prossimi all'ambient rituale.

Registrato a Tokyo nel 2010 e sesto capitolo della collana denominata Shokyo Ontei - neologismo che significa scrittura del suono - "Anro" (闇路) - parola la cui etimologia è spiegata accuratamente nel booklet del cd e che brutalmente possiamo tradurre dal cinese antico in strada buia - è una unica traccia satura di ritualità oscura e dannata, e le poche parole di introduzione prese in prestito dalla Vulgata - la traduzione della Bibbia in latino dall'antica versione ebraica e greca - del libro di Sofonia, esprimono in modo esatto il concept di questo breve disco: un martirio sonoro.
Nei 37 minuti di "Anro" le cupe e tese note di una viola dettano il ritmo e scandiscono questa oscura via crucis, mentre i classici vocalizzi eterei di Sachiko - altra sua principale caratteristica - si trasformano in frustate infernali e lamenti di dolore.

Con "Anro" Sachiko da un senso sonoro alla sofferenza; un significato che coincide esattamente con le poche parole scritte da Edgar Allan Poe ed estratte dal racconto "Rivelazione mesmerica": "Il piacere positivo è una astrazione, per essere felici in qualche misura bisogna aver sofferto prima in pari misura. Non soffrire significherebbe non essere mai stato felice".

A volte è così semplice entrare all'interno di un disco e provare a sviscerarlo; potrebbero bastare anche le due semplici parole cinesi del titolo: An e Ro. "Anro" è un disco da prendere con le pinze, poiché gli angoscianti suoni penetrando all'interno del subconscio possono far rivivere quelle storie tristi, morte e sepolte da anni, che con tanta fatica si provava a dimenticare.

2 giugno 2013

AGONIJE - Testament


... l'angolo del testo del giorno.

AGONIJE - Testament

Ho sperato
con gli occhi di questa morte
in lotta contro il mio gemello.
I muscoli tesi allo spasmo
nella bellezza assoluta,
incarno colui che sogna
il se stesso infinito.
Occupa questo tempo
rendilo attimo
ed unisciti ora a me
alla mia immagine sfuocata.
Di tutto ciò che è rimasto
siamo poche schegge sparse.
Ed il volto appena cereo,
pare assorto oltre il fondale
in un abito intenso e acceso
portato dagli aromi assale
nella penombra
di fiori putridi
il sangue calcinato
in polverose bianche rocce
allineate qui
accanto al mio cuore
qui
giace distruzione
lenta e raggelata.
In un remoto angolo
soffre dimenticato.
Accogli ora il corpo mio
afferralo e non lasciarlo
oltre la distruzione
fino al termine
alla fine di ogni universo
e nell'ultimo sospiro
comprometti e corrompi
spezza questo lungo sogno.


... sarebbe anche spenderci due paroline su chi si nasconde sotto questo ormai lontano progetto sonoro. Dietro Agonije c'è Angel G. Villani, artista torinese come colui che vi sta scrivendo. La breve scena di Agonije è durata lo spazio di pochi anni, a cavallo degli inizi anni Novanta. Collaborò anche con altri artisti di quel periodo, alcuni torinesi (DsorDNE, CCC CNC NCN, Motor Angel, La Deviation) e altri fuori dal territorio piemontese (Officine Schwartz) .
Lo splendido testo, nonchè meravigliosa canzone - sotto troverete il link per il download - fu pubblicata nel 1994 ed è presente nell'album "Testament". L'accompagnamento vocale è quello di Cristiana Bauducco: la metà femminile di quella meravigliosa band anni '80 e '90 quali i DsorDNE.
Ultimo lavoro - così sembrerebbe - di Villani è celato dal nome Black Raven con l'album "The Solitude Of Ravens" del 1997 ... poi più nulla, ma pare che sia occupato in altre attività artistiche spostandosi tra la gelida e grigia Torino e la solare Barcellona.

... se per caso siete interessati e non trovate nulla sul net, bussate, cercheremo di provvedere.


... spero sia un buon ascolto. 

1 giugno 2013

HTRK - Marry Me Tonight [Blast First Petite, 2009]


... l'angolo delle canzone del giorno. 
Loro sono/erano un trio proveniente dalla lontana Melbourne. 
Scopriamoli attraverso questo fantastico brano tratto dall' album "Marry Me Tonight" del 2009. 
Se avete almeno un pochino dei miei (guasti) ricettori sonori, la sua voce conturbante, ipnotica e malata, inchioderà il vostro lettore facendovela risentire più e più volte ...

- Htrk -

VAVA KITORA - Prithivi Mandragoire [Deserted Factory, 2007]


... cominciamo da quest'album, che poi fu quello che mi fece scattare l'innmoramento per i suoni della dolce e divina Sachiko, della quale e se ci riusciamo - dato che da qualche mese è in giro un nuovo lavoro - cercheremo di scriverci ogni tanto due paroline, così come l'altra componente di questo nipponico duo tutto al femminile.

"Big In Japan"; così recitava una famosa canzone pop degli anni ottanta. Parafrasando il titolo di quel brano, "Prithivi Mandragoire" risulta essere un disco pensato, creato e prodotto tutto in Giappone. Giapponesi, infatti, sono le artiste che compongono il duo delle Vava Kitora, così come l'etichetta, la Deserted Factory. Sachiko (voce ed electronics) e Yama Akago (voce, electronics, ocarina, bouzouki) sono i nomi di queste due fanciulle; entrambe hanno alle spalle varie pubblicazioni in solitario, ma ogni tanto si ritrovano per far uscire un album a nome Vava Kitora.
Questo mini album, distribuito in sole duecento copie e seguito del promettente debut del 2004 intitolato "The Labyrinth Of Angulimara", sonda, attraverso le due uniche tracce, l'inconscio umano ponendolo in relazione al fatidico momento di passaggio tra la vita e la morte.
"Breath Harmony" è il brano iniziale: una voce appena sussurrata, accompagnamenti strumentali flebili che conferiscono forti sensazioni di rilassatezza, geometrie eteree e atmosfere da trance ipnotica; quel che si dice un viaggio regressivo e meditativo nel proprio subconscio.
Nella traccia titolo ("Prithivi Mandragoire"), la voce assume forme più spettrali e i field recordings si accentuano, mentre lievi sonorità industriali su una chiara matrice dark ambient la fanno da padrone. Con il passare del tempo - la traccia dura circa venti minuti - i suoni, glaciali e caotici, acquistano energia tanto da riuscire a scuotere le pareti della stanza creando un vortice che risucchia e spinge tutto ciò che trova all'interno del più profondo e oscuro pozzo infernale.
Un album che si può definire come il canto dannato dei fantasmi; senza alcun dubbio un disco passato inosservato e per questo motivo da rivalutare.